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"Come odio avere sempre ragione!"

Ian Malcolm, Jurassic Park

...e questo giusto per far contenta la Nessie...
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
C.G. Jung


"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
Dr. House


"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
Stacy, Dr. House


"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
Albus Silente, Le Fiabe di Beda il Bardo, J.K.Rowling

martedì 23 ottobre 2007

Post ritardato (su quattro ritardati)

(lettura consigliata allo Gnomo del Balcone, qualora già non fosse a conoscenza... della citazione finale ;D)


Dunque, è passato un mese esatto da quando laTalpa, l'altraMetàDelCervello e il Picchio son partiti alla volta di Magonza -cinque paralleli giusti giusti più a Nord di VicoScapoli- per festeggiare il genetliaco della Musa.
Potrei parlare di una città a misura d'uomo. A misura d'uomo per l'aria col più basso tasso di inquinamento che si respiri in Europa, o a misura d'uomo per i BluesBrothers che fanno la guardia alle case chiuse. Cosa che scopro solo dopo essermi fatto notare per aver fotografato, e chi pensava che questi crucchi forzisti dicessero "locali a luci blu" anziché "a luci rosse"?

Potrei parlare dei vetri di Chagall, del coinquilino Zombie, o dell'amicoGiornalista scandinavo che mi spiega quanto sia più avanti la filosofia statunitense rispetto a quella dei paesi nordici, e io che penso "devo davvero migliorare il mio inglese, deve essermi sfuggito qualcosa di quello che mi sta dicendo", e chiedo al Picchio "ma ho capito bene?", e il Picchio conferma, e allora meno male questa volta non è il mio inglese, è proprio l'amicoGiornalista che è matto.

Potrei parlare del perché-mai-i-crucchi-usano-il trattino "-" al posto dello zero? (al supermercato, dico, che immagino anch'io che così sarebbe un po' scomodo: perché0mai0i0crucchi0usano0il0trattino).
Potrei parlare soprattutto dell'altraMetàDelCervello che vede il primo Star Wars, e si prende benissimo, e vuole assolutamente vedere gli altri due originali, e noi lo stressiamo anticipando a memoria tutte le battute, e lui alla fine riesce ad indovinare la battuta più scontata (sempre onore ai dialoghi scritti da Lucas), e gli piace tantissimo, e gli piace pure HanSolo e quanto è tamarro Darth, e, signori, finalmente son soddisfazioni.
Ma invece no. Perché se nella città in cui è nato Gutenberg, nel museo dedicato a Gutenberg, il fairplay crucco si spinge a ricordare la stampa cinese e giapponese, inventate e usate ben prima di quella occidentale, di Gutenberg si deve parlare. E perciò:

Recentemente, chi non lo sa?...
«Io» dirà il lettore.
Recentemente, chi non lo sa?, è ricorso il centenario della nascita -o della morte, è lo stesso; cioè non è lo stesso ma la cosa non ha importanza- di Gutenberg, inventore della stampa. È interessante rievocare come avvenne questa invenzione per dimostrare una volta di più che spesso da una piccola cosa viene fuori una grande idea.
Bisogna dunque sapere che Gutenberg aveva la passione…
«Dei libri» diranno gli incompetenti.
Come poteva avere la passione dei libri, se ancora libri non se ne stampavano? Si facevano libri manoscritti, ma era tutta un'altra cosa.
Dunque, l'ottimo Gutenberg aveva la passione del teatro, ma gli mancavano i quattrini per andarci. Il brav'uomo aveva più volte chiesto biglietti di favore, ma i capocomici gli avevano risposto picche. Ed egli, avendo un certo ingegnaccio per le invenzioni, si scervellava per farne una che gli permettesse di entrare gratis a teatro. In un primo momento gli era venuta l'idea di un ritrovato che rendesse invisibili le persone, per poter passare sotto gli occhi della maschera. Ma era un'invenzione troppo difficile. Provò con acidi, filtri, pillole ed eliotropi, sempre invano. Veniva visto benissimo e respinto dal controllore che sedeva presso l'entrata. Provò a circondarsi di vapori. Ma, scoperto, fu mandato indietro. Provò a gettare sabbia negli occhi della maschera. Ma fu arrestato.
Né gli sorrideva l'idea di fingersi attore, per passare dalla parte del palcoscenico. Voleva l'invenzione. La trovata semplice e sicura, che gli permettesse di entrare gratis. Si scervellava per questo. Non dormiva la notte.
E finalmente, una sera, ebbe la divinazione, il lampo di genio. Si presenta all'ingresso del teatro e dice semplicemente: «Stampa».
«Stampa!» grida la maschera di rimando.
E lo lascia entrare.
Era la grande trovata.
(…)

Achille Campanile, Vite degli uomini illustri

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