Benvenuto
"Come odio avere sempre ragione!"
Ian Malcolm, Jurassic Park
Ian Malcolm, Jurassic Park
...e questo giusto per far contenta la Nessie...
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
C.G. Jung
"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
Dr. House
"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
Stacy, Dr. House
"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
Albus Silente, Le Fiabe di Beda il Bardo, J.K.Rowling
domenica 28 ottobre 2007
venerdì 26 ottobre 2007
20 punti (e una bambolina)
Domenica, mentre con mio padre stavo esplorando come è stata ristrutturata la Torre, mi squilla il cellulare.
"Polizia municipale!"
Panico. Coda di paglia. Cos'è già che ho combinato questa volta?
"Volevo solo una conferma da parte sua che non intende sporgere denuncia per danneggiamenti..."
EH?! cavolo dice? poi finalmente realizzo, è la vigilessa di Genova.
Antefatto. Un mesetto fa, giornata di corso pre-festival. Sottopasso del caricamento: come sempre, sbaglio strada e per tornare indietro, anziché girare sulla piazza, mi infilo sotto in direzione ponente. Mi sposto sulla corsia di sinistra e metto la freccia, sperando di poter fare inversione al primo semaforo uscito dal sottopasso (occhei, la sto raccontando un po' edulcorata, ma scripta manent ;D).
Arrivato al semaforo scopro che non posso svoltare a sinistra, ch'é direzione obbligatoria dritto. Ma ormai mi sono scansato, e le macchine cominciano a sfrecciarmi sulla destra, ergo attimo di stallo.
Vedo un tipo in motorino che mi passa, rallenta perplesso, si ferma scende e comincia a insultarmi. Un secondo dopo, comincia a prendermi a calci la macchina. Ovviamente, non sto a discutere e mi allontano. E al primo semaforo in cui finalmente era consentito girare a sinistra, vengo raggiunto da una moto della polizia a sirene spiegate, che mi ferma.
Aggressivo: "scusi ma lei non si è accorto di nulla?!" "mah veramente non mi è sembrato il caso di star tanto lì a guardarmi intorno, visto che mi prendevano a calci la macchina..." "venga con me". Dopodiché il pulotto doveva smontare dal servizio, mi sfila con abile mossa da prestigiatore patente e libretto, e sparisce.
Sopraggiunti i suoi colleghi un'ora più tardi, si tenta di capire. Ordunque, il tipo in motorino -nel frattempo, scomparso anche lui- viaggiava con la sua ragazza, parimenti in motorino, che lo seguiva. Mentre lui mi ha passato senza problemi, la sua ragazza ha rallentato, è stata toccata da una macchina che sopraggiungeva da dietro, ed è caduta a terra. (Per fortuna, senza conseguenze; mentre il tipo con la macchina, ovviamente, se l'è svignata). Accortosi che la tipa non lo seguiva più, il ragazzo si gira, vede la tipa a terra e me fermo, e decide -brillante deduzione- che devo essere stato per forza io a farla cadere. Da cui, naturalmente, mica si ferma a sincerarsi come sta la tipa: prende a calci la mia macchina. Ovvio.
Io me la svigno, alcuni passanti segnalano ai vigili (che non so come siano riusciti a materializzarsi istantaneamente e nello stesso tempo a non vedere nulla di quello che è successo) che due (?) tizi stavano prendendo a calci una punto che si era poi allontanata. E i vigili, naturalmente, che fanno? Mica fermano i tipi: inseguono la macchina (me). Ovvio.
Per fortuna la ragazza ha poi spiegato tutto.
E la morale di questa fiaba di Esopo è:
1) Dio esiste.
2) (benché io non ascolti) Dio mi parla.
3) Indubbiamente, mi dice ma perché cazzo continui ad andare a Genova?!
"Polizia municipale!"
Panico. Coda di paglia. Cos'è già che ho combinato questa volta?
"Volevo solo una conferma da parte sua che non intende sporgere denuncia per danneggiamenti..."
EH?! cavolo dice? poi finalmente realizzo, è la vigilessa di Genova.
Antefatto. Un mesetto fa, giornata di corso pre-festival. Sottopasso del caricamento: come sempre, sbaglio strada e per tornare indietro, anziché girare sulla piazza, mi infilo sotto in direzione ponente. Mi sposto sulla corsia di sinistra e metto la freccia, sperando di poter fare inversione al primo semaforo uscito dal sottopasso (occhei, la sto raccontando un po' edulcorata, ma scripta manent ;D).
Arrivato al semaforo scopro che non posso svoltare a sinistra, ch'é direzione obbligatoria dritto. Ma ormai mi sono scansato, e le macchine cominciano a sfrecciarmi sulla destra, ergo attimo di stallo.
Vedo un tipo in motorino che mi passa, rallenta perplesso, si ferma scende e comincia a insultarmi. Un secondo dopo, comincia a prendermi a calci la macchina. Ovviamente, non sto a discutere e mi allontano. E al primo semaforo in cui finalmente era consentito girare a sinistra, vengo raggiunto da una moto della polizia a sirene spiegate, che mi ferma.
Aggressivo: "scusi ma lei non si è accorto di nulla?!" "mah veramente non mi è sembrato il caso di star tanto lì a guardarmi intorno, visto che mi prendevano a calci la macchina..." "venga con me". Dopodiché il pulotto doveva smontare dal servizio, mi sfila con abile mossa da prestigiatore patente e libretto, e sparisce.
Sopraggiunti i suoi colleghi un'ora più tardi, si tenta di capire. Ordunque, il tipo in motorino -nel frattempo, scomparso anche lui- viaggiava con la sua ragazza, parimenti in motorino, che lo seguiva. Mentre lui mi ha passato senza problemi, la sua ragazza ha rallentato, è stata toccata da una macchina che sopraggiungeva da dietro, ed è caduta a terra. (Per fortuna, senza conseguenze; mentre il tipo con la macchina, ovviamente, se l'è svignata). Accortosi che la tipa non lo seguiva più, il ragazzo si gira, vede la tipa a terra e me fermo, e decide -brillante deduzione- che devo essere stato per forza io a farla cadere. Da cui, naturalmente, mica si ferma a sincerarsi come sta la tipa: prende a calci la mia macchina. Ovvio.
Io me la svigno, alcuni passanti segnalano ai vigili (che non so come siano riusciti a materializzarsi istantaneamente e nello stesso tempo a non vedere nulla di quello che è successo) che due (?) tizi stavano prendendo a calci una punto che si era poi allontanata. E i vigili, naturalmente, che fanno? Mica fermano i tipi: inseguono la macchina (me). Ovvio.
Per fortuna la ragazza ha poi spiegato tutto.
E la morale di questa fiaba di Esopo è:
1) Dio esiste.
2) (benché io non ascolti) Dio mi parla.
3) Indubbiamente, mi dice ma perché cazzo continui ad andare a Genova?!
mercoledì 24 ottobre 2007
221 B, Baker Street - VII
TRASFERTA
Ovvero, ritorno in Valsusa.
Tutte le volte che rientro a casa dai miei. Ma specialmente questa domenica della Festa del Marrone, le montagne di tutte le sfumature brune, le foglie della magnolia ramate, i campi arati, le stoppie di mais rimaste. Il vento che magari ti gela ma elettrizza l'aria e ti fa sentire vivo.
Tutte le volte che rivedo le montagne, mi sento a Casa. E tutte le volte, mi stupisco di come anche un'idea banale -e magari detestata durante l'adolescenza, tipo una passeggiata- d'improvviso ti sembra attraente. Di come cose che vissute tutti i giorni ti sembrano banali, se te ne allontani per un po', appena le incontri di nuovo ti accorgi di quanto siano importanti e belle.
Ovvero, ritorno in Valsusa.
Tutte le volte che rientro a casa dai miei. Ma specialmente questa domenica della Festa del Marrone, le montagne di tutte le sfumature brune, le foglie della magnolia ramate, i campi arati, le stoppie di mais rimaste. Il vento che magari ti gela ma elettrizza l'aria e ti fa sentire vivo.
Tutte le volte che rivedo le montagne, mi sento a Casa. E tutte le volte, mi stupisco di come anche un'idea banale -e magari detestata durante l'adolescenza, tipo una passeggiata- d'improvviso ti sembra attraente. Di come cose che vissute tutti i giorni ti sembrano banali, se te ne allontani per un po', appena le incontri di nuovo ti accorgi di quanto siano importanti e belle.
YODA: Premonizioni. Premonizioni. Queste visioni che hai...
ANAKIN: Sono di dolore, sofferenza. Morte.
YODA: È te stesso che vedi o qualcun altro che conosci?
ANAKIN: Qualcun altro.
YODA: Che ti è caro?
ANAKIN: Sì.
YODA: Prudente devi essere quando percepisci il futuro. La paura del distacco conduce al lato oscuro.
ANAKIN: Non permetterò che si avverino queste visioni, maestro Yoda.
YODA: La morte è parte naturale della vita. Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza. Dolore non avere, rimpianto non avere. L'attaccamento conduce alla gelosia. L'ombra della bramosia essa è.
ANAKIN: Cosa devo fare, maestro Yoda?
YODA: Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere.
ANAKIN: Sono di dolore, sofferenza. Morte.
YODA: È te stesso che vedi o qualcun altro che conosci?
ANAKIN: Qualcun altro.
YODA: Che ti è caro?
ANAKIN: Sì.
YODA: Prudente devi essere quando percepisci il futuro. La paura del distacco conduce al lato oscuro.
ANAKIN: Non permetterò che si avverino queste visioni, maestro Yoda.
YODA: La morte è parte naturale della vita. Gioisci per coloro che intorno a te si trasformano nella Forza. Dolore non avere, rimpianto non avere. L'attaccamento conduce alla gelosia. L'ombra della bramosia essa è.
ANAKIN: Cosa devo fare, maestro Yoda?
YODA: Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere.
martedì 23 ottobre 2007
Post ritardato (su quattro ritardati)
(lettura consigliata allo Gnomo del Balcone, qualora già non fosse a conoscenza... della citazione finale ;D)
Dunque, è passato un mese esatto da quando laTalpa, l'altraMetàDelCervello e il Picchio son partiti alla volta di Magonza -cinque paralleli giusti giusti più a Nord di VicoScapoli- per festeggiare il genetliaco della Musa.
Potrei parlare di una città a misura d'uomo. A misura d'uomo per l'aria col più basso tasso di inquinamento che si respiri in Europa, o a misura d'uomo per i BluesBrothers che fanno la guardia alle case chiuse. Cosa che scopro solo dopo essermi fatto notare per aver fotografato, e chi pensava che questi crucchi forzisti dicessero "locali a luci blu" anziché "a luci rosse"?
Potrei parlare dei vetri di Chagall, del coinquilino Zombie, o dell'amicoGiornalista scandinavo che mi spiega quanto sia più avanti la filosofia statunitense rispetto a quella dei paesi nordici, e io che penso "devo davvero migliorare il mio inglese, deve essermi sfuggito qualcosa di quello che mi sta dicendo", e chiedo al Picchio "ma ho capito bene?", e il Picchio conferma, e allora meno male questa volta non è il mio inglese, è proprio l'amicoGiornalista che è matto.
Potrei parlare del perché-mai-i-crucchi-usano-il trattino "-" al posto dello zero? (al supermercato, dico, che immagino anch'io che così sarebbe un po' scomodo: perché0mai0i0crucchi0usano0il0trattino).
Potrei parlare soprattutto dell'altraMetàDelCervello che vede il primo Star Wars, e si prende benissimo, e vuole assolutamente vedere gli altri due originali, e noi lo stressiamo anticipando a memoria tutte le battute, e lui alla fine riesce ad indovinare la battuta più scontata (sempre onore ai dialoghi scritti da Lucas), e gli piace tantissimo, e gli piace pure HanSolo e quanto è tamarro Darth, e, signori, finalmente son soddisfazioni.
Ma invece no. Perché se nella città in cui è nato Gutenberg, nel museo dedicato a Gutenberg, il fairplay crucco si spinge a ricordare la stampa cinese e giapponese, inventate e usate ben prima di quella occidentale, di Gutenberg si deve parlare. E perciò:
Recentemente, chi non lo sa?...
«Io» dirà il lettore.
Recentemente, chi non lo sa?, è ricorso il centenario della nascita -o della morte, è lo stesso; cioè non è lo stesso ma la cosa non ha importanza- di Gutenberg, inventore della stampa. È interessante rievocare come avvenne questa invenzione per dimostrare una volta di più che spesso da una piccola cosa viene fuori una grande idea.
Bisogna dunque sapere che Gutenberg aveva la passione…
«Dei libri» diranno gli incompetenti.
Come poteva avere la passione dei libri, se ancora libri non se ne stampavano? Si facevano libri manoscritti, ma era tutta un'altra cosa.
Dunque, l'ottimo Gutenberg aveva la passione del teatro, ma gli mancavano i quattrini per andarci. Il brav'uomo aveva più volte chiesto biglietti di favore, ma i capocomici gli avevano risposto picche. Ed egli, avendo un certo ingegnaccio per le invenzioni, si scervellava per farne una che gli permettesse di entrare gratis a teatro. In un primo momento gli era venuta l'idea di un ritrovato che rendesse invisibili le persone, per poter passare sotto gli occhi della maschera. Ma era un'invenzione troppo difficile. Provò con acidi, filtri, pillole ed eliotropi, sempre invano. Veniva visto benissimo e respinto dal controllore che sedeva presso l'entrata. Provò a circondarsi di vapori. Ma, scoperto, fu mandato indietro. Provò a gettare sabbia negli occhi della maschera. Ma fu arrestato.
Né gli sorrideva l'idea di fingersi attore, per passare dalla parte del palcoscenico. Voleva l'invenzione. La trovata semplice e sicura, che gli permettesse di entrare gratis. Si scervellava per questo. Non dormiva la notte.
E finalmente, una sera, ebbe la divinazione, il lampo di genio. Si presenta all'ingresso del teatro e dice semplicemente: «Stampa».
«Stampa!» grida la maschera di rimando.
E lo lascia entrare.
Era la grande trovata.
(…)
Achille Campanile, Vite degli uomini illustri
lunedì 22 ottobre 2007
Vaccata più, vaccata meno
Facciamo un po' d'autocritica, va.
Anzi, giusto per iniziare auto-incensando un po' la mia granitica coerenza: guidare mi stanca e mi stressa. MA. Guidare mi rilassa e mi permette di scaricare il nervoso.
Certo, guidare mi rilassa di più quando la strada è vuota e non ho nessun passeggero che rischierebbe di essere centrifugato, e posso guidare un po' sportivo. Ma in mancanza d'altro, anche guidare e basta.
E così, tornando da Milano ho chiesto al capojunior (quello simpa) se potevo guidare io. E poi mi son scusato se ero taciturno, che avevo bisogno di tempo per calmarmi un po'.
"Non anche tu stressato per lavoro, spero".
"No... io sto solo contemplando la mia stupidità. Che quando una persona a cui tengo fa qualcosa che non mi piace, dovrei aver imparato a lasciar perdere, oppure nei casi in cui è troppo a lasciar perdere la persona. E invece, no. Continuo a voler cambiare la persona. Il che direi che significa volersi far male da soli".
"Hai ragione... ma adesso frena se no ci facciamo male in due".
'nsomma, è un periodo che sono un po' incazzato con me stesso. Sopportatemi: prima o poi mi passa, oppure faccio un omicidio :D
(@bionda: ora ti ho alzato la palla, non puoi non schiacciare... :P)
Anzi, giusto per iniziare auto-incensando un po' la mia granitica coerenza: guidare mi stanca e mi stressa. MA. Guidare mi rilassa e mi permette di scaricare il nervoso.
Certo, guidare mi rilassa di più quando la strada è vuota e non ho nessun passeggero che rischierebbe di essere centrifugato, e posso guidare un po' sportivo. Ma in mancanza d'altro, anche guidare e basta.
E così, tornando da Milano ho chiesto al capojunior (quello simpa) se potevo guidare io. E poi mi son scusato se ero taciturno, che avevo bisogno di tempo per calmarmi un po'.
"Non anche tu stressato per lavoro, spero".
"No... io sto solo contemplando la mia stupidità. Che quando una persona a cui tengo fa qualcosa che non mi piace, dovrei aver imparato a lasciar perdere, oppure nei casi in cui è troppo a lasciar perdere la persona. E invece, no. Continuo a voler cambiare la persona. Il che direi che significa volersi far male da soli".
"Hai ragione... ma adesso frena se no ci facciamo male in due".
'nsomma, è un periodo che sono un po' incazzato con me stesso. Sopportatemi: prima o poi mi passa, oppure faccio un omicidio :D
(@bionda: ora ti ho alzato la palla, non puoi non schiacciare... :P)
domenica 21 ottobre 2007
Meglio così... è un inizio
Per la Ema: questo è uno di quei post che puoi saltare :D.
Rubo ancora una volta le parole a Sullo
I movimenti cittadini di quel tipo sono – come dice Tonino Perna – i nuovi partigiani. (...) Le loro lotte parlano di democrazia diretta. Di cittadinanza senza eccezioni né discriminazioni, nemmeno per differenze politiche o ideologiche. Ovvero, tutto il contrario della rappresentanza di sinistra, che si è formata sulla base delle differenze: di classe, politico-culturali, di orientamento elettorale. (...)
Ma, in aggiunta, accade che la relazione tra questi movimenti e le rappresentanze politiche sia stata molto deludente. Se la «sinistra radicale» sottoscrive per ragioni «politiche» il «dodecalogo» prodiano, che elenca tra le priorità italiane la Tav in Val di Susa, a che vale poi dire ai valsusini che in ogni caso si sarà al loro fianco? Una delle qualità della democrazia locale è di essere concreta: una parola è una parola, una cosa è una cosa. (...)
E però, è chiaro, nemmeno quelle comunità in movimento vivono sulla luna. (...) risulta che i comitati No Tav non sono, a loro volta, un partito, e molti di loro a Roma verranno, per libera decisione (...). Così come è difficile aderire, è altrettanto arduo dichiarare di non volerlo fare.
Rubo ancora una volta le parole a Sullo
I movimenti cittadini di quel tipo sono – come dice Tonino Perna – i nuovi partigiani. (...) Le loro lotte parlano di democrazia diretta. Di cittadinanza senza eccezioni né discriminazioni, nemmeno per differenze politiche o ideologiche. Ovvero, tutto il contrario della rappresentanza di sinistra, che si è formata sulla base delle differenze: di classe, politico-culturali, di orientamento elettorale. (...)
Ma, in aggiunta, accade che la relazione tra questi movimenti e le rappresentanze politiche sia stata molto deludente. Se la «sinistra radicale» sottoscrive per ragioni «politiche» il «dodecalogo» prodiano, che elenca tra le priorità italiane la Tav in Val di Susa, a che vale poi dire ai valsusini che in ogni caso si sarà al loro fianco? Una delle qualità della democrazia locale è di essere concreta: una parola è una parola, una cosa è una cosa. (...)
E però, è chiaro, nemmeno quelle comunità in movimento vivono sulla luna. (...) risulta che i comitati No Tav non sono, a loro volta, un partito, e molti di loro a Roma verranno, per libera decisione (...). Così come è difficile aderire, è altrettanto arduo dichiarare di non volerlo fare.
mercoledì 17 ottobre 2007
Provocazioni a go go
Alla fine, tutti i nodi vengono al pettine. Ripetere ancora una volta che ho la sindrome di Cassandra, non mi conforta.
Epperò, lancio l'ultima provocazione in tema di 20 ottobre. Alla manifestazione, avrei partecipato solo per motivi personali. Il meno meschino dei quali, è che se uno scarso successo contribuirà a consegnare questa beneodiata repubblica alle destre per i prossimi vent'anni, avrei preferito poter dire (a me stesso) che c'ero. Non parteciperò, ancora una volta per motivi squisitamente personal-logistici. Ma mi sembra giusto proporvi le riflessioni anche degli amici del NoDalMolin, visto che questa bandiera (che loro probabilmente considererebbero eretica in quanto di partito) campeggia dietro al mio nuovo letto in Vico Scapoli.
NOTA DEL PRESIDIO PERMANENTE NO DAL MOLIN SULLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 20 OTTOBRE A ROMA
L'assemblea del Presidio Permanente No Dal Molin, riunita il 16 ottobre, ha deciso di non aderire alla manifestazione di Roma di sabato 20 ottobre.
Condividiamo quanto hanno scritto i comitati No Tav: anche a nostro avviso "la manifestazione si configura, al di là dei tentativi di raddrizzarne il tiro da parte di alcuni dei promotori stessi, come un estremo quanto inutile tentativo di dare più forza a quei partiti dell'area di governo che subiscono le scelte più conservatrici e reazionarie della maggioranza".
Vicenza ha vissuto il tradimento di un Governo che non solo aveva promesso di ascoltarla, ma che aveva parlato, nel proprio programma pre-elettorale, di riduzione delle servitù militari e dialogo con le comunità locali. Un Governo che pur di concedere una parte di territorio nazionale all'esercito di una potenza straniera con un recente curriculum di guerre d'aggressione preventive in barba al diritto internazionale, è disposto a calpestare i dettati costituzionali e lo spirito e gli elementari diritti della democrazia.
Quanto avvenuto in questo anno e mezzo, con il rifiuto di riconoscere un valore alla partecipazione di tanti cittadini e, addirittura, il tentativo di delegittimare il nostro movimento attraverso la criminalizzazione, ci da l'idea di un Governo chiuso nel fortino, indisponibile verso la cittadinanza e impassibile di fronte alla richiesta di maggior democrazia e partecipazione.
Non si tratta di anti-politica, come qualcuno potrebbe facilmente, quanto banalmente, concludere; il movimento vicentino ha dimostrato di sapersi confrontare con chiunque incontrando, in passato, anche Ministri e sottosegretari. Proprio queste esperienze ci convincono che non esiste, oggi, la possibilità di "rafforzare il Governo cambiandone la rotta", come invece sostengono alcuni segretari di partito.
Concordiamo e siamo perfettamente consapevoli che la politica debba essere "politica di donne e di uomini e torni ad essere partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva" e che "la fatica della democrazia non può essere solo un voto quinquennale, o un pronunciamento sporadico a favore o contro una delega" e per questo da molti mesi abbiamo stravolto le nostre vite dedicando tempo ed energie in un quotidiano impegno politico e sociale, individuale e collettivo.
Molti di voi ci sostengono e hanno sfilato con noi a Vicenza il 17 febbraio scorso in una grande manifestazione che chiedeva al Governo di riconsiderare la vicenda Dal Molin e alla quale parteciparono anche segretari di partito della maggioranza. Com'è finita? Il Governo non ha fatto una piega, ha ribadito la decisione e scelto di non parlarne più e i due senatori dissidenti, che votarono secondo coscienza, sono stati espulsi dai rispettivi partiti per non essersi attenuti ad un'ipocrita disciplina interna.
E, del resto, il noto dodecalogo di Prodi, firmato da tutti all'indomani della caduta del Governo, mette la realizzazione del Dal Molin e di altre infrastrutture tra i primi punti; quel dodecalogo rappresenta la chiusura di ogni possibile confronto con le comunità in lotta che difendono la propria terra.
Qualcuno ha dichiarato, a proposito della non adesione dei comitati valsusini, che i No Tav "hanno deciso di isolarsi"; noi crediamo che non ci sia alcun isolamento nello stare tra la gente, nel vivere la quotidianità all'interno dei nostri presidi, nel difendere l'autonomia dei movimenti anche non aderendo ad iniziative di soggetti che, in questi mesi, hanno avuto con noi un rapporto dialettico.
Assieme alla terra, all'acqua, all'aria, anche il movimento è per noi un bene comune; come tale, non può diventare una bandiera da sventolare laddove possa far comodo. Ci auguriamo, dunque, che, pur partendo da posizioni diverse, possa continuare ad esistere un confronto dialettico e costruttivo, nel rispetto dei reciproci ambiti e delle diverse posizioni di merito
Epperò, lancio l'ultima provocazione in tema di 20 ottobre. Alla manifestazione, avrei partecipato solo per motivi personali. Il meno meschino dei quali, è che se uno scarso successo contribuirà a consegnare questa beneodiata repubblica alle destre per i prossimi vent'anni, avrei preferito poter dire (a me stesso) che c'ero. Non parteciperò, ancora una volta per motivi squisitamente personal-logistici. Ma mi sembra giusto proporvi le riflessioni anche degli amici del NoDalMolin, visto che questa bandiera (che loro probabilmente considererebbero eretica in quanto di partito) campeggia dietro al mio nuovo letto in Vico Scapoli.
NOTA DEL PRESIDIO PERMANENTE NO DAL MOLIN SULLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 20 OTTOBRE A ROMA
L'assemblea del Presidio Permanente No Dal Molin, riunita il 16 ottobre, ha deciso di non aderire alla manifestazione di Roma di sabato 20 ottobre.
Condividiamo quanto hanno scritto i comitati No Tav: anche a nostro avviso "la manifestazione si configura, al di là dei tentativi di raddrizzarne il tiro da parte di alcuni dei promotori stessi, come un estremo quanto inutile tentativo di dare più forza a quei partiti dell'area di governo che subiscono le scelte più conservatrici e reazionarie della maggioranza".
Vicenza ha vissuto il tradimento di un Governo che non solo aveva promesso di ascoltarla, ma che aveva parlato, nel proprio programma pre-elettorale, di riduzione delle servitù militari e dialogo con le comunità locali. Un Governo che pur di concedere una parte di territorio nazionale all'esercito di una potenza straniera con un recente curriculum di guerre d'aggressione preventive in barba al diritto internazionale, è disposto a calpestare i dettati costituzionali e lo spirito e gli elementari diritti della democrazia.
Quanto avvenuto in questo anno e mezzo, con il rifiuto di riconoscere un valore alla partecipazione di tanti cittadini e, addirittura, il tentativo di delegittimare il nostro movimento attraverso la criminalizzazione, ci da l'idea di un Governo chiuso nel fortino, indisponibile verso la cittadinanza e impassibile di fronte alla richiesta di maggior democrazia e partecipazione.
Non si tratta di anti-politica, come qualcuno potrebbe facilmente, quanto banalmente, concludere; il movimento vicentino ha dimostrato di sapersi confrontare con chiunque incontrando, in passato, anche Ministri e sottosegretari. Proprio queste esperienze ci convincono che non esiste, oggi, la possibilità di "rafforzare il Governo cambiandone la rotta", come invece sostengono alcuni segretari di partito.
Concordiamo e siamo perfettamente consapevoli che la politica debba essere "politica di donne e di uomini e torni ad essere partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva" e che "la fatica della democrazia non può essere solo un voto quinquennale, o un pronunciamento sporadico a favore o contro una delega" e per questo da molti mesi abbiamo stravolto le nostre vite dedicando tempo ed energie in un quotidiano impegno politico e sociale, individuale e collettivo.
Molti di voi ci sostengono e hanno sfilato con noi a Vicenza il 17 febbraio scorso in una grande manifestazione che chiedeva al Governo di riconsiderare la vicenda Dal Molin e alla quale parteciparono anche segretari di partito della maggioranza. Com'è finita? Il Governo non ha fatto una piega, ha ribadito la decisione e scelto di non parlarne più e i due senatori dissidenti, che votarono secondo coscienza, sono stati espulsi dai rispettivi partiti per non essersi attenuti ad un'ipocrita disciplina interna.
E, del resto, il noto dodecalogo di Prodi, firmato da tutti all'indomani della caduta del Governo, mette la realizzazione del Dal Molin e di altre infrastrutture tra i primi punti; quel dodecalogo rappresenta la chiusura di ogni possibile confronto con le comunità in lotta che difendono la propria terra.
Qualcuno ha dichiarato, a proposito della non adesione dei comitati valsusini, che i No Tav "hanno deciso di isolarsi"; noi crediamo che non ci sia alcun isolamento nello stare tra la gente, nel vivere la quotidianità all'interno dei nostri presidi, nel difendere l'autonomia dei movimenti anche non aderendo ad iniziative di soggetti che, in questi mesi, hanno avuto con noi un rapporto dialettico.
Assieme alla terra, all'acqua, all'aria, anche il movimento è per noi un bene comune; come tale, non può diventare una bandiera da sventolare laddove possa far comodo. Ci auguriamo, dunque, che, pur partendo da posizioni diverse, possa continuare ad esistere un confronto dialettico e costruttivo, nel rispetto dei reciproci ambiti e delle diverse posizioni di merito
martedì 16 ottobre 2007
221 B, Baker Street - VI (interludio)
giovedì 11 ottobre 2007
Immagini torinesi
Ultimamente non riesco più a postare granché. Ma non sto a spiegare tutte le ragioni, perché non vorrei sembrarvi un impiegato borghesuccio frustrato.
Il fatto è che -almeno in questo momento- lo sono, un impiegato borghesuccio frustrato.
Quindi per risparmiare tempo, inauguro una nuova serie di post per immagine sola. Per l'AmichEma e chiunque altro voglia partecipare, potremmo lanciare un concorso, con categoria a parte per le foto in proprio piuttosto che per le immagini dal web.
Il gruppetto di persone seminascosto dagli alberi dice: impariamo a guardare in alto.
Il fatto è che -almeno in questo momento- lo sono, un impiegato borghesuccio frustrato.
Quindi per risparmiare tempo, inauguro una nuova serie di post per immagine sola. Per l'AmichEma e chiunque altro voglia partecipare, potremmo lanciare un concorso, con categoria a parte per le foto in proprio piuttosto che per le immagini dal web.
Il gruppetto di persone seminascosto dagli alberi dice: impariamo a guardare in alto.
martedì 9 ottobre 2007
Schegge (egocentriche)
Rieccomi dopo una settimana di corso informatico. Rapido sondaggio tra i partecipanti, tra tutti collezioniamo dipendenti dell'intera catena delle commesse militari, dalle banche finanziatrici ai progettisti, più una compagnia farmaceutica. Però è bastato che mi vedessero col Manifesto, perché si scoprisse tutto un mondo di sinistra inaspettata: dal consulente che s'è messo in proprio e ci si aspettava piccolo borghese ma mi dice che secondo lui la TAV è una porcata, a discorsi sulla decrescita e gruppi d'acquisto. Stai a vedere che a fare la rivoluzione non saranno gli operai ma i sistemisti.
Al ritorno, il collega e compagno sui generis Gary mi chiede com'è andato il corso di ordigni rudimentali uno e se era propedeutico a quello di barricate; sulla scrivania trovo un pezzo di binario giocattolo; attaccato allo schienale della sedia la scritta non buttare. E, devo dire, risolleva il morale anche questo.
Sabato, invece, matrimonio della cugina. Durante il corteo dalla chiesa al ristorante, mi viene in mente di prendere il Manif per vedere se ha pubblicato qualcosa in risposta a noialtri valligiani. Passiamo davanti all'autogrill che notoriamente vende busti del duce. E mi viene quest'idea, convintissimo che per legge debbano tenere tutti i quotidiani: ora io entro, giacca, cravatta, camicia con i gemelli, questo mi vede, pensa toh finalmente uno che mi compra il Giornale o forse persino Libero, io gli chiedo il Manif e lui ci rimane di merda. Invece, mi ha freddato molto semplicemente con un "ah, quello NOI non lo teniamo".
Ultima scheggia di personale politicamente sfumato, ieri scopro con anticipo zero una serata di presentazione del 20 ottobre con il lìder maximo, Sullo, Polo. Parto convintissimo che ci sarà un processo in contumacia al movimento NO TAV, e di conseguenza con il coltello tra i denti; mi trovo fuori un gruppetto di amici che invece hanno concordato il silenzio, arriva Sullo e ci saluta, chiacchieriamo cinque minuti e mi spegne come il "peggior" pompiere... anche se gli è rimasto qui che trovassimo ambigua la piattaforma, mi chiede se possiamo dubitare di lui e Polo, gli rispondo no, ma magari di qualcuno a noi più vicino e riesco a lanciargli un po' di messaggi sul lìder maximo. Messaggi che Airaudo ha già colto per i fatti suoi, e dal palco dice che pur non concordando con l'assemblea dell'altra settimana, capisce bene le nostre diffidenze. Revelli aggiunge che se lo scopo è mettere in rete diverse realtà e non spostare gli equilibri di governo, allora il 20 è il primo passo ma bisogna già pensare al dopo, e a come ripartire ascoltando quelle realtà che come la nostra hanno mandato un segnale. E Sullo fa sorridere ancora, quando parlando della logistica della manifestazione ancora in divenire e di quali piazze si potrebbero utilizzare, dice quella del Family Day, e scusate la parola e poi gli sfugge un Cofferati e quindi di nuovo scusate la parola.
Al ritorno, il collega e compagno sui generis Gary mi chiede com'è andato il corso di ordigni rudimentali uno e se era propedeutico a quello di barricate; sulla scrivania trovo un pezzo di binario giocattolo; attaccato allo schienale della sedia la scritta non buttare. E, devo dire, risolleva il morale anche questo.
Sabato, invece, matrimonio della cugina. Durante il corteo dalla chiesa al ristorante, mi viene in mente di prendere il Manif per vedere se ha pubblicato qualcosa in risposta a noialtri valligiani. Passiamo davanti all'autogrill che notoriamente vende busti del duce. E mi viene quest'idea, convintissimo che per legge debbano tenere tutti i quotidiani: ora io entro, giacca, cravatta, camicia con i gemelli, questo mi vede, pensa toh finalmente uno che mi compra il Giornale o forse persino Libero, io gli chiedo il Manif e lui ci rimane di merda. Invece, mi ha freddato molto semplicemente con un "ah, quello NOI non lo teniamo".
Ultima scheggia di personale politicamente sfumato, ieri scopro con anticipo zero una serata di presentazione del 20 ottobre con il lìder maximo, Sullo, Polo. Parto convintissimo che ci sarà un processo in contumacia al movimento NO TAV, e di conseguenza con il coltello tra i denti; mi trovo fuori un gruppetto di amici che invece hanno concordato il silenzio, arriva Sullo e ci saluta, chiacchieriamo cinque minuti e mi spegne come il "peggior" pompiere... anche se gli è rimasto qui che trovassimo ambigua la piattaforma, mi chiede se possiamo dubitare di lui e Polo, gli rispondo no, ma magari di qualcuno a noi più vicino e riesco a lanciargli un po' di messaggi sul lìder maximo. Messaggi che Airaudo ha già colto per i fatti suoi, e dal palco dice che pur non concordando con l'assemblea dell'altra settimana, capisce bene le nostre diffidenze. Revelli aggiunge che se lo scopo è mettere in rete diverse realtà e non spostare gli equilibri di governo, allora il 20 è il primo passo ma bisogna già pensare al dopo, e a come ripartire ascoltando quelle realtà che come la nostra hanno mandato un segnale. E Sullo fa sorridere ancora, quando parlando della logistica della manifestazione ancora in divenire e di quali piazze si potrebbero utilizzare, dice quella del Family Day, e scusate la parola e poi gli sfugge un Cofferati e quindi di nuovo scusate la parola.
giovedì 4 ottobre 2007
In tempi non sospetti
In tempi non sospetti, così scriveva Sullo, tra i firmatari dell'appello per il 20, forse prevedendo quel che poi ho scritto sotto.
Il 20 ottobre, come i lettori di Carta sanno, si terrà una manifestazione, a Roma, convocata da un appello firmato da una quindicina di persone più o meno autorevoli [Pietro Ingrao e Rossana Rossanda indubbiamente lo sono], tra cui il sottoscritto. L’appello è stato pubblicato all’inizio di agosto dal manifesto e da Liberazione [e dal nostro sito]. Ne è seguito un dibattito poco entusiasmante. Per carità: non perché la manifestazione in sé sia sbagliata, né per il modo in cui è stata promossa [da persone appunto] o per quel che l’appello diceva. Ma per il fatto che è stata infilata subito nella betoniera dei media, impastata con altri materiali e infine sfornata in modo tale che a me pare irriconoscibile. Perciò vorrei brevemente rivolgermi ai miei compagni di firma. Per capire se hanno la mia stessa impressione, e se pensano che qualcosa vada fatto urgentemente, visto che i poco meno di due mesi che mancano all’appuntamento non sono poi un gran tempo. Dunque, solleverei un paio di problemi. Il primo riguarda i temi della manifestazione, il secondo il suo stesso scopo. A me non pare utile amputare la manifetazione di tutte le questioni che non siano quelle economico-sociali: la precarietà e la legge 30, le pensioni, il welfare. Non penso naturalmente che esse siano poco importanti, ma che ve ne sono altre per lo meno altrettanto cruciali. Quelle elencate dall’appello: il territorio e le grandi opere, i diritti civili, la pace [e l’ingombrante presenza della guerra, come a Vicenza]. Ho detto subito sì, quando mi è stato proposto di firmare l’appello, proprio perché vi ho percepito il tentativo di legare diversi temi, e conseguenti pezzi di società: un’impresa difficile, ma da tentare. Lo scorso anno si tennero due manifestazioni, a Roma, per sollecitare il neonato governo a tener fede al suo programma: una, in novembre, promossa in quasi totale solitudine dai movimenti cittadini che poi avrebbero stretto il “patto di mutuo soccorso”, dai valsusini ai No Ponte. La seconda contro la precarietà, animata da Fiom, sinistra politica, Arci. Le due cose non si parlarono quasi per nulla.
Vogliamo ripetere l’esperienza? E la riduzione della manifestazione a una iniziativa contro la legge 30 [citata da tutti i media come “legge Biagi”] non si deve solo alla malignità del Corriere> della Sera o alle parole in libertà di Francesco Caruso, ma al fatto che i dirigenti dei partiti di sinistra hanno questa gerarchia in testa: prima il lavoro, poi eventualmente tutto il resto. Basta leggere la recente intervista al manifesto di Maurizio Zipponi, ex sindacalista e deputato di Rifondazione, per trovare la conferma. è un fatto culturale: c’è chi dice che il problema numero uno è appunto il lavoro, e ha dalla sua una tradizione secolare; c’è chi invece pensa che l’aggressione dello “sviluppo” ai territori e alle comunità sia una emergenza drammatica, e ha dalla sua–per dirne una–il modernissimo disastro climatico. Ecco, l’appello elencava le une e le altre questioni.
Di conseguenza, direi, è nato un secondo problema. è come se lo scopo della manifestazione sia principalmente quello di “dare gambe”–si diceva una volta–al progetto di un “nuovo soggetto politico della sinistra”, quello che dovrebbe fare da contrappeso al nascente Partito democratico. Così, la manifestazione del 20 ottobre sarebbe la replica di sinistra alle primarie, il 14, che nomineranno il leader del Pd, probabilmente Walter Veltroni. Non c’è niente di male a pensarla così, ovviamente. Ma vorrei fare una domanda: quanta gente della Val di Susa o di Vicenza, tra coloro che dedicano buone fette della loro vita ad opporsi a super-treni e mega-basi, sono attratti da un tale scopo? O non si tratta piuttosto di rovesciare il procedimento, e chiedersi quanto la sinistra politica debba riformare se stessa per corrispondere alle nuove forme dell’organizzazione e del conflitto che le molte Val di Susa e Vicenza sperimentano?
D’altra parte, gli ultimi anni dimostrano che movimenti rilevanti, perfino capaci di raggiungere la maggioranza, si sono creati quando i confini della sinistra–che sono anche linguistici e culturali–sono stati violati. Ma è questo ciò che, fin qui, stiamo facendo, in preparazione del 20 ottobre? Non sarebbe il caso, ad esempio, di organizzare un incontro pubblico in cui le diverse esperienze, i tanti movimenti che potrebbero avere interesse a fare di quella manifestazione una sorta di Genova, o di Firenze contro la guerra nel 2002, possano dire la loro, riconoscersi in un progetto comune sebbene molteplice, politico anche se non necessariamente o solo ristretto al conflitto dentro la maggioranza di governo? Carta, per suo conto, farà questa proposta agli altri promotori della manifestazione.
Il 20 ottobre, come i lettori di Carta sanno, si terrà una manifestazione, a Roma, convocata da un appello firmato da una quindicina di persone più o meno autorevoli [Pietro Ingrao e Rossana Rossanda indubbiamente lo sono], tra cui il sottoscritto. L’appello è stato pubblicato all’inizio di agosto dal manifesto e da Liberazione [e dal nostro sito]. Ne è seguito un dibattito poco entusiasmante. Per carità: non perché la manifestazione in sé sia sbagliata, né per il modo in cui è stata promossa [da persone appunto] o per quel che l’appello diceva. Ma per il fatto che è stata infilata subito nella betoniera dei media, impastata con altri materiali e infine sfornata in modo tale che a me pare irriconoscibile. Perciò vorrei brevemente rivolgermi ai miei compagni di firma. Per capire se hanno la mia stessa impressione, e se pensano che qualcosa vada fatto urgentemente, visto che i poco meno di due mesi che mancano all’appuntamento non sono poi un gran tempo. Dunque, solleverei un paio di problemi. Il primo riguarda i temi della manifestazione, il secondo il suo stesso scopo. A me non pare utile amputare la manifetazione di tutte le questioni che non siano quelle economico-sociali: la precarietà e la legge 30, le pensioni, il welfare. Non penso naturalmente che esse siano poco importanti, ma che ve ne sono altre per lo meno altrettanto cruciali. Quelle elencate dall’appello: il territorio e le grandi opere, i diritti civili, la pace [e l’ingombrante presenza della guerra, come a Vicenza]. Ho detto subito sì, quando mi è stato proposto di firmare l’appello, proprio perché vi ho percepito il tentativo di legare diversi temi, e conseguenti pezzi di società: un’impresa difficile, ma da tentare. Lo scorso anno si tennero due manifestazioni, a Roma, per sollecitare il neonato governo a tener fede al suo programma: una, in novembre, promossa in quasi totale solitudine dai movimenti cittadini che poi avrebbero stretto il “patto di mutuo soccorso”, dai valsusini ai No Ponte. La seconda contro la precarietà, animata da Fiom, sinistra politica, Arci. Le due cose non si parlarono quasi per nulla.
Vogliamo ripetere l’esperienza? E la riduzione della manifestazione a una iniziativa contro la legge 30 [citata da tutti i media come “legge Biagi”] non si deve solo alla malignità del Corriere> della Sera o alle parole in libertà di Francesco Caruso, ma al fatto che i dirigenti dei partiti di sinistra hanno questa gerarchia in testa: prima il lavoro, poi eventualmente tutto il resto. Basta leggere la recente intervista al manifesto di Maurizio Zipponi, ex sindacalista e deputato di Rifondazione, per trovare la conferma. è un fatto culturale: c’è chi dice che il problema numero uno è appunto il lavoro, e ha dalla sua una tradizione secolare; c’è chi invece pensa che l’aggressione dello “sviluppo” ai territori e alle comunità sia una emergenza drammatica, e ha dalla sua–per dirne una–il modernissimo disastro climatico. Ecco, l’appello elencava le une e le altre questioni.
Di conseguenza, direi, è nato un secondo problema. è come se lo scopo della manifestazione sia principalmente quello di “dare gambe”–si diceva una volta–al progetto di un “nuovo soggetto politico della sinistra”, quello che dovrebbe fare da contrappeso al nascente Partito democratico. Così, la manifestazione del 20 ottobre sarebbe la replica di sinistra alle primarie, il 14, che nomineranno il leader del Pd, probabilmente Walter Veltroni. Non c’è niente di male a pensarla così, ovviamente. Ma vorrei fare una domanda: quanta gente della Val di Susa o di Vicenza, tra coloro che dedicano buone fette della loro vita ad opporsi a super-treni e mega-basi, sono attratti da un tale scopo? O non si tratta piuttosto di rovesciare il procedimento, e chiedersi quanto la sinistra politica debba riformare se stessa per corrispondere alle nuove forme dell’organizzazione e del conflitto che le molte Val di Susa e Vicenza sperimentano?
D’altra parte, gli ultimi anni dimostrano che movimenti rilevanti, perfino capaci di raggiungere la maggioranza, si sono creati quando i confini della sinistra–che sono anche linguistici e culturali–sono stati violati. Ma è questo ciò che, fin qui, stiamo facendo, in preparazione del 20 ottobre? Non sarebbe il caso, ad esempio, di organizzare un incontro pubblico in cui le diverse esperienze, i tanti movimenti che potrebbero avere interesse a fare di quella manifestazione una sorta di Genova, o di Firenze contro la guerra nel 2002, possano dire la loro, riconoscersi in un progetto comune sebbene molteplice, politico anche se non necessariamente o solo ristretto al conflitto dentro la maggioranza di governo? Carta, per suo conto, farà questa proposta agli altri promotori della manifestazione.
Alea iacta est
Abbiamo deciso. Con l’unico metodo democratico che conosciamo, assemblea pubblica autoconvocata. Abbiamo invitato l’amico Airaudo, della FIOM piemontese, perché potesse spiegare perché avrebbe voluto che il movimento NO TAV sfilasse a fianco della FIOM. E poi abbiamo votato, per alzata di mano; decisione che se non è unanime, ha visto un contrario, sei perplessi e una palestra piena concorde.
Nessuno chiede di condividere necessariamente, ma di capire, capire davvero, prima di giudicare. Specialmente chi (non) si riconosce(va) nella vignetta di Altan: che autobus prendiamo? Uno qualsiasi: vada dove vada, ho la mia coerenza interna.
Capire perché, al di là delle posizioni come singoli individui, il movimento NO TAV in quanto tale non poteva aderire, esattamente come comprendiamo perché la FIOM non poteva non aderire. Se leggete la piattaforma potrete notare la differenza di espressioni tra “non vogliamo la base di Vicenza” e “ipotesi come la TAV in Val di Susa vanno affrontate” col “paradigma” del “rispetto per l’habitat, il territorio e le comunità locali”. Perché non semplicemente “non vogliamo la TAV in Val di Susa”? La spiegazione credo sia una sola: una (almeno; o più) delle forze politiche proponenti la manifestazione (ché purtroppo è sfuggita di mano a Manifesto, Carta & C) non si riconoscono nel NO TAV senza se e senza ma, ma cercano di contrabbandare la vaselina del “tracciato meno impattante e condiviso”, non più tardi di due anni fa peculiare delle destre e dei diesse. Senza riflessioni sull’utilità, sui costi, sui danni ambientali inevitabili e sui problemi tecnici insormontabili.
Che ci risulti, nessuna delle realtà del Patto di Mutuo Soccorso ha aderito al 20 ottobre. Nemmeno gli amici del Presidio No Dal Molin, benché la piattaforma sulla base di Vicenza sia più esplicita che per noi. E mica perché apolitici qualunquisti. Perché capiscono, ma rifiutano, il senso strumentale di una manifestazione del governo contro il governo per il governo. Perché chiedono alle forze di sinistra radicale una posizione coerente: giuste rivendicazioni nella piattaforma, ma in pratica sostegno al governo che le contraddice? Vogliamo parlare dei dodici punti?
Potrà suonare arrogante, ma non è lavarsene le mani. È dire la politica la facciamo qui e ora, con i fatti e tutti i giorni. E se le vestigia della “vecchia” sinistra d’istinto si incazzano, consiglierei ancora una volta di riflettere: anche a livello pragmatico, prendersela perché la base non segue è sciocco, più utile sarebbe capire perché si parlano lingue diverse. O vogliamo fare come la CGIL che dice che la FIOM doveva accettare il protocollo sul welfare? Per non disturbare il manovratore? O vogliamo dire che i fischi a Mirafiori sono frutto di una minoranza facinorosa (parole troppo spesso sentite)? Non è incomprensione del linguaggio politico, è rifiuto di una certa politica. E credo che in questo senso anche un’assenza motivata possa fare più rumore che una partecipazione malriuscita.
Poi, a livello personale magari vengo lo stesso. Anzi se qualcuno ha informazioni logistiche sul viaggio da Torino o Genova…
Nessuno chiede di condividere necessariamente, ma di capire, capire davvero, prima di giudicare. Specialmente chi (non) si riconosce(va) nella vignetta di Altan: che autobus prendiamo? Uno qualsiasi: vada dove vada, ho la mia coerenza interna.
Capire perché, al di là delle posizioni come singoli individui, il movimento NO TAV in quanto tale non poteva aderire, esattamente come comprendiamo perché la FIOM non poteva non aderire. Se leggete la piattaforma potrete notare la differenza di espressioni tra “non vogliamo la base di Vicenza” e “ipotesi come la TAV in Val di Susa vanno affrontate” col “paradigma” del “rispetto per l’habitat, il territorio e le comunità locali”. Perché non semplicemente “non vogliamo la TAV in Val di Susa”? La spiegazione credo sia una sola: una (almeno; o più) delle forze politiche proponenti la manifestazione (ché purtroppo è sfuggita di mano a Manifesto, Carta & C) non si riconoscono nel NO TAV senza se e senza ma, ma cercano di contrabbandare la vaselina del “tracciato meno impattante e condiviso”, non più tardi di due anni fa peculiare delle destre e dei diesse. Senza riflessioni sull’utilità, sui costi, sui danni ambientali inevitabili e sui problemi tecnici insormontabili.
Che ci risulti, nessuna delle realtà del Patto di Mutuo Soccorso ha aderito al 20 ottobre. Nemmeno gli amici del Presidio No Dal Molin, benché la piattaforma sulla base di Vicenza sia più esplicita che per noi. E mica perché apolitici qualunquisti. Perché capiscono, ma rifiutano, il senso strumentale di una manifestazione del governo contro il governo per il governo. Perché chiedono alle forze di sinistra radicale una posizione coerente: giuste rivendicazioni nella piattaforma, ma in pratica sostegno al governo che le contraddice? Vogliamo parlare dei dodici punti?
Potrà suonare arrogante, ma non è lavarsene le mani. È dire la politica la facciamo qui e ora, con i fatti e tutti i giorni. E se le vestigia della “vecchia” sinistra d’istinto si incazzano, consiglierei ancora una volta di riflettere: anche a livello pragmatico, prendersela perché la base non segue è sciocco, più utile sarebbe capire perché si parlano lingue diverse. O vogliamo fare come la CGIL che dice che la FIOM doveva accettare il protocollo sul welfare? Per non disturbare il manovratore? O vogliamo dire che i fischi a Mirafiori sono frutto di una minoranza facinorosa (parole troppo spesso sentite)? Non è incomprensione del linguaggio politico, è rifiuto di una certa politica. E credo che in questo senso anche un’assenza motivata possa fare più rumore che una partecipazione malriuscita.
Poi, a livello personale magari vengo lo stesso. Anzi se qualcuno ha informazioni logistiche sul viaggio da Torino o Genova…
20 Ottobre? No, grazie. Abbiamo altri programmi.
L’articolo originale
L’assemblea del movimento NO-TAV riunita a Villardora il 3 Ottobre 2007 valuta che non vi siano le condizioni e i presupposti per partecipare alla manifestazione del 20 Ottobre a Roma.
Non si contano le scelte di politica economica e sociale che hanno peggiorato da molti mesi a questa parte le condizioni di vita e di lavoro nel nostro paese producendo nuove povertà, erodendo diritti e spazi di democrazia, aumentando la precarietà e negando una speranza di futuro migliore ai giovani: una forte protesta e una richiesta di un netto cambio di rotta sarebbero dunque più che giustificate, ma l’appello che ha lanciato la manifestazione del 20 Ottobre è particolarmente ambiguo e non a caso si è da subito prestato a diverse interpretazioni anche di segno opposto.
A nostro avviso la manifestazione si configura, al di là dei tentativi di raddrizzarne il tiro da parte di alcuni dei promotori stessi, come un estremo quanto inutile tentativo di dare più forza a quei partiti dell’area di governo che subiscono le scelte più conservatrici e reazionarie della maggioranza: agitando lo spauracchio del salto nel buio e del rientro in gioco di Berlusconi rappresenta oggettivamente un sostegno a Prodi. Richiamare oggi il governo, a un anno e mezzo dalla sua nascita, al mantenimento del suo programma elettorale risulta ben poco credibile alla luce delle scelte fino ad oggi operate con l’oggettivo sostegno di tutta la maggioranza, a partire dal dodecalogo di marzo.
Nell’appello risulta quantomeno equivoco chiamare il movimento NO-TAV all’appuntamento del 20: un movimento che vuole rimanere se stesso e non intende farsi usare dai partiti nel tentativo illusorio di spostare delicati equilibri all’interno della maggioranza.
L’assemblea respinge le accuse di una Val di Susa rinchiusa su se stessa e incurante del welfare, della precarietà, degli squilibri nella distribuzione delle ricchezze, della subordinazione del nostro paese alle politiche di guerra dell’amministrazione Bush, dei problemi del lavoro. Al contrario è grande l’attenzione della valle su questi temi a cominciare dalla solidarietà ed il sostegno concreto nei confronti della FIOM e di quelle forze sindacali non omologate e ancora capaci di ascoltare i lavoratori e interpretarne i bisogni. E’ la stessa attenzione che ha dimostrato scendendo in piazza anche quando altri territori venivano minacciati, quando diritti e democrazia venivano calpestati, e continuerà certo a dimostrarlo in futuro.
La Valle di Susa sta misurando oggi in casa propria quanto il governo “amico” renda sempre più difficile mantenere quel rapporto di fiducia con le amministrazioni locali che ha contribuito fino ad oggi a fermare la devastazione del TAV: è ingenuo credere che il 20 ottobre eviti il rischio di guai peggiori e rivendichi un cambiamento vero.
L’assemblea del movimento NO-TAV ritiene che questo cambiamento non possa che nascere da un diverso modo di “fare” politica che tolga spazio alle segreterie dei partiti per consegnarlo alla partecipazione vera dei cittadini, a cominciare dai livelli locali e dalle lotte che in tante parti del paese cercano di difendere i beni comuni.
Tanti “piccoli cortili” non sono certo in grado di governare un intero paese, ma è da là che occorre ripartire.
Villardora, 3 Ottobre 2007
“Gli amici si dicon sinceri, ma veramente sinceri sono i nemici” (Schopenhauer)
L’articolo originale
L’assemblea del movimento NO-TAV riunita a Villardora il 3 Ottobre 2007 valuta che non vi siano le condizioni e i presupposti per partecipare alla manifestazione del 20 Ottobre a Roma.
Non si contano le scelte di politica economica e sociale che hanno peggiorato da molti mesi a questa parte le condizioni di vita e di lavoro nel nostro paese producendo nuove povertà, erodendo diritti e spazi di democrazia, aumentando la precarietà e negando una speranza di futuro migliore ai giovani: una forte protesta e una richiesta di un netto cambio di rotta sarebbero dunque più che giustificate, ma l’appello che ha lanciato la manifestazione del 20 Ottobre è particolarmente ambiguo e non a caso si è da subito prestato a diverse interpretazioni anche di segno opposto.
A nostro avviso la manifestazione si configura, al di là dei tentativi di raddrizzarne il tiro da parte di alcuni dei promotori stessi, come un estremo quanto inutile tentativo di dare più forza a quei partiti dell’area di governo che subiscono le scelte più conservatrici e reazionarie della maggioranza: agitando lo spauracchio del salto nel buio e del rientro in gioco di Berlusconi rappresenta oggettivamente un sostegno a Prodi. Richiamare oggi il governo, a un anno e mezzo dalla sua nascita, al mantenimento del suo programma elettorale risulta ben poco credibile alla luce delle scelte fino ad oggi operate con l’oggettivo sostegno di tutta la maggioranza, a partire dal dodecalogo di marzo.
Nell’appello risulta quantomeno equivoco chiamare il movimento NO-TAV all’appuntamento del 20: un movimento che vuole rimanere se stesso e non intende farsi usare dai partiti nel tentativo illusorio di spostare delicati equilibri all’interno della maggioranza.
L’assemblea respinge le accuse di una Val di Susa rinchiusa su se stessa e incurante del welfare, della precarietà, degli squilibri nella distribuzione delle ricchezze, della subordinazione del nostro paese alle politiche di guerra dell’amministrazione Bush, dei problemi del lavoro. Al contrario è grande l’attenzione della valle su questi temi a cominciare dalla solidarietà ed il sostegno concreto nei confronti della FIOM e di quelle forze sindacali non omologate e ancora capaci di ascoltare i lavoratori e interpretarne i bisogni. E’ la stessa attenzione che ha dimostrato scendendo in piazza anche quando altri territori venivano minacciati, quando diritti e democrazia venivano calpestati, e continuerà certo a dimostrarlo in futuro.
La Valle di Susa sta misurando oggi in casa propria quanto il governo “amico” renda sempre più difficile mantenere quel rapporto di fiducia con le amministrazioni locali che ha contribuito fino ad oggi a fermare la devastazione del TAV: è ingenuo credere che il 20 ottobre eviti il rischio di guai peggiori e rivendichi un cambiamento vero.
L’assemblea del movimento NO-TAV ritiene che questo cambiamento non possa che nascere da un diverso modo di “fare” politica che tolga spazio alle segreterie dei partiti per consegnarlo alla partecipazione vera dei cittadini, a cominciare dai livelli locali e dalle lotte che in tante parti del paese cercano di difendere i beni comuni.
Tanti “piccoli cortili” non sono certo in grado di governare un intero paese, ma è da là che occorre ripartire.
Villardora, 3 Ottobre 2007
“Gli amici si dicon sinceri, ma veramente sinceri sono i nemici” (Schopenhauer)
mercoledì 3 ottobre 2007
Vaire ed eventuali
C'è il sole a Torino, anche se in Vicolo Scapoli è scesa la Stagione delle Nebbie Perenni.
Un'atmosfera da magone diluito. Me la porto dietro fin da quando, bambino, durante la vendemmia cercavo delle scuse per nascondermi sul trattore a leggere l'ultimo fumetto. Salvo poi, in autunni più canuti, avvertire l'assenza di una vendemmia, di una vigna assolata, di parenti anziani, di torchi riempiti a tramonto inoltrato.
Il che per inciso denota anche una certa stupidità e attitudine al rimpianto.
Comprate il manif, oggi. O sennò domani vedo se c'è qualcosa online. Che spiega molto meglio di me quello che vorrei dire.
Dalla spalla La politica è nuda, alla terza sulla casta, alla quinta sulla precarietà. "Le presentazioni del volume di Rizzo e Stella si sono subito trasformate in assemblee affollatissime. Con un gran bisogno di partecipazione, quasi in un clima da anni 70. Il contrario dell'antipolitica, la richiesta, a volte ingenua, di una politica diversa". Come negli anni '90, ma allora c'erano attori "in grado di trasformare in nuova politica l'insofferenza popolare. Tutto questo ora non c'è, con buona pace degli abitanti dei nostri palazzi".
Un'atmosfera da magone diluito. Me la porto dietro fin da quando, bambino, durante la vendemmia cercavo delle scuse per nascondermi sul trattore a leggere l'ultimo fumetto. Salvo poi, in autunni più canuti, avvertire l'assenza di una vendemmia, di una vigna assolata, di parenti anziani, di torchi riempiti a tramonto inoltrato.
Il che per inciso denota anche una certa stupidità e attitudine al rimpianto.
Comprate il manif, oggi. O sennò domani vedo se c'è qualcosa online. Che spiega molto meglio di me quello che vorrei dire.
Dalla spalla La politica è nuda, alla terza sulla casta, alla quinta sulla precarietà. "Le presentazioni del volume di Rizzo e Stella si sono subito trasformate in assemblee affollatissime. Con un gran bisogno di partecipazione, quasi in un clima da anni 70. Il contrario dell'antipolitica, la richiesta, a volte ingenua, di una politica diversa". Come negli anni '90, ma allora c'erano attori "in grado di trasformare in nuova politica l'insofferenza popolare. Tutto questo ora non c'è, con buona pace degli abitanti dei nostri palazzi".
martedì 2 ottobre 2007
Stanca politica
Ieri -no, ormai è l'altro ieri- a Venaus c'era Rizzo. Non Lele, Marco.
Era a Strasburgo (con un eccezionale Giulietto Chiesa) quando la delegazione NO TAV è andata a consegnare le oltre 31.000 firme raccolte in meno di due mesi su una petizione senza se e senza ma, su una popolazione di 60.000. Ha tentato di raccogliere adesioni per il 20 ottobre, gli è stato risposto: "vieni a parlarcene direttamente in valle". Ha replicato "ok, tanto domenica vado a vedere il derby" (mi spiace, Marco eh eh :P)
Ha firmato anche lui la petizione. Ha lamentato come ormai, sia a destra sia a sinistra, vada di moda non mantenere le promesse. Ha fatto un lungo e sacrosanto discorso su pensioni, precarietà, guerra. Compagno Rizzo, va bene che sei europarlamentare e non parlamentare italiano, ma fai pur sempre parte del coordinamento del partito, e non sei all'opposizione. Suona strano dire che non ci sono elezioni quindi non sei venuto per raccogliere voti, e poi chiedere adesioni per il 20 ottobre. Apprezzo invece che tu abbia detto che se la sinistra non riuscirà ad ottenere risultati stando al governo, rifarai il giro delle piazze, Vicenza e Valsusa incluse, per decidere insieme se continuare a sostenere Prodi o uscire dalla maggioranza. Noi ti abbiamo già risposto in anticipo.
Mercoledì ci sarà un'assemblea del movimento per decidere come comportarsi sul 20 ottobre. Non so se potrò andarci.
Ma il movimento NO TAV difficilmente potrà aderire in quanto tale. Prima di tutto, perché non è un movimento di sinistra ma trasversale, e non è pensabile che le componenti di origine "leghista" (per schematizzare) aderiscano, né potremmo tirarle per la giacchetta. Poi, fatto decisivo, perché il movimento NO TAV non può sostenere una manifestazione nella cui piattaforma non ci sia un netto NO TAV. Che in questo caso, non c'è.
Purtroppo. Perché si parla solo di "soluzioni condivise con le popolazioni". Ed essendoci il lider maximo tra i firmatari, il senso è chiaro: significa soluzioni condivise con la conferenza dei sindaci, che non prevede votazioni ma di cui c'è un solo depositario autorizzato a fare sintesi delle posizioni politiche: il lider maximo appunto. E che parla di soluzioni alternative. Che, tecnicamente, non ci sono.
Non è questo ciò che abbiamo firmato. Compagno Rizzo, ti rendo atto che tu abbia capito la posizione e ci abbia invitato a spiegarla pubblicamente.
Ci sono pure, e sono molti, dei compagni che anche a livello personale non sono convinti di aderire al 20 ottobre. Perché sembra una manifestazione del governo, per il governo e contro il governo. Una cosa di palazzo, con buona pace (e massimo rispetto) dei Sullo e dei Polo.
Non so cosa farò. Perché anche a me la manifestazione suona abbastanza come se fosse partita dall'alto anziché dal basso, e mi sento tirato per la giacchetta. Ma temo anche che sarà un flop. Perché questa sinistra non parla più una lingua comprensibile dalla gente, saranno, o saremo, meno che al V-day. Perché tutte le realtà del Patto di Mutuo Soccorso sono schifate da questo governo, qualcuno si sente tradito. Ma temo che il risultato sarà il tramonto del sogno di una "cosa" a sinistra. Sarà la fine del già inesistente potere contrattuale delle tesi radicali in questa maggioranza.
Sicché forse questa manifestazione non s'aveva da fare, ma ormai c'è; e a fare i puristi, e consegnare il paese alle destre per i prossimi vent'anni, che soddisfazione c'è? Se riesco, ci andrò. Servirà a poco, ma nei prossimi vent'anni almeno non mi rimorderà la coscienza.
Compagno Rizzo, il problema, come campeggia ormai nella mia stanza, è che servono idee e coraggio a sinistra di paperino.
Oggetto: ferma opposizione contro qualsiasi tracciato TAV-TAC (Treno ad Alta Velocità/Treno Alta Capacità) e a qualunque nuovo tunnel.
I sottoscritti cittadini delle Valli di Susa, Val Sangone, di Torino e cintura, mentre denunciano la truffa di finanziare un'opera inutile, devastante ambientalmente e dannosa economicamente, ribadiscono la più totale, inequivocabile e ferma opposizione ad ogni ipotesi di nuova linea ferroviaria Torino Lyon e ad ogni ipotesi di qualunque nuovo tunnel sia ferroviario sia autostradale, come emerso dalla assemblea popolare del 19 giugno 2007 al polivalente di Bussoleno e dalle numerose delibere dei Consigli Comunali anche molto recenti.
Dichiarano e ribadiscono che le Valli di Susa e la Val Sangone non accettano e non accetteranno mai il ruolo di corridoio di traffico e pertanto pretendono il congelamento del traffico merci globale (ferroviario e autostradale) all'attuale venti milioni di tonnellate annue.
Era a Strasburgo (con un eccezionale Giulietto Chiesa) quando la delegazione NO TAV è andata a consegnare le oltre 31.000 firme raccolte in meno di due mesi su una petizione senza se e senza ma, su una popolazione di 60.000. Ha tentato di raccogliere adesioni per il 20 ottobre, gli è stato risposto: "vieni a parlarcene direttamente in valle". Ha replicato "ok, tanto domenica vado a vedere il derby" (mi spiace, Marco eh eh :P)
Ha firmato anche lui la petizione. Ha lamentato come ormai, sia a destra sia a sinistra, vada di moda non mantenere le promesse. Ha fatto un lungo e sacrosanto discorso su pensioni, precarietà, guerra. Compagno Rizzo, va bene che sei europarlamentare e non parlamentare italiano, ma fai pur sempre parte del coordinamento del partito, e non sei all'opposizione. Suona strano dire che non ci sono elezioni quindi non sei venuto per raccogliere voti, e poi chiedere adesioni per il 20 ottobre. Apprezzo invece che tu abbia detto che se la sinistra non riuscirà ad ottenere risultati stando al governo, rifarai il giro delle piazze, Vicenza e Valsusa incluse, per decidere insieme se continuare a sostenere Prodi o uscire dalla maggioranza. Noi ti abbiamo già risposto in anticipo.
Mercoledì ci sarà un'assemblea del movimento per decidere come comportarsi sul 20 ottobre. Non so se potrò andarci.
Ma il movimento NO TAV difficilmente potrà aderire in quanto tale. Prima di tutto, perché non è un movimento di sinistra ma trasversale, e non è pensabile che le componenti di origine "leghista" (per schematizzare) aderiscano, né potremmo tirarle per la giacchetta. Poi, fatto decisivo, perché il movimento NO TAV non può sostenere una manifestazione nella cui piattaforma non ci sia un netto NO TAV. Che in questo caso, non c'è.
Purtroppo. Perché si parla solo di "soluzioni condivise con le popolazioni". Ed essendoci il lider maximo tra i firmatari, il senso è chiaro: significa soluzioni condivise con la conferenza dei sindaci, che non prevede votazioni ma di cui c'è un solo depositario autorizzato a fare sintesi delle posizioni politiche: il lider maximo appunto. E che parla di soluzioni alternative. Che, tecnicamente, non ci sono.
Non è questo ciò che abbiamo firmato. Compagno Rizzo, ti rendo atto che tu abbia capito la posizione e ci abbia invitato a spiegarla pubblicamente.
Ci sono pure, e sono molti, dei compagni che anche a livello personale non sono convinti di aderire al 20 ottobre. Perché sembra una manifestazione del governo, per il governo e contro il governo. Una cosa di palazzo, con buona pace (e massimo rispetto) dei Sullo e dei Polo.
Non so cosa farò. Perché anche a me la manifestazione suona abbastanza come se fosse partita dall'alto anziché dal basso, e mi sento tirato per la giacchetta. Ma temo anche che sarà un flop. Perché questa sinistra non parla più una lingua comprensibile dalla gente, saranno, o saremo, meno che al V-day. Perché tutte le realtà del Patto di Mutuo Soccorso sono schifate da questo governo, qualcuno si sente tradito. Ma temo che il risultato sarà il tramonto del sogno di una "cosa" a sinistra. Sarà la fine del già inesistente potere contrattuale delle tesi radicali in questa maggioranza.
Sicché forse questa manifestazione non s'aveva da fare, ma ormai c'è; e a fare i puristi, e consegnare il paese alle destre per i prossimi vent'anni, che soddisfazione c'è? Se riesco, ci andrò. Servirà a poco, ma nei prossimi vent'anni almeno non mi rimorderà la coscienza.
Compagno Rizzo, il problema, come campeggia ormai nella mia stanza, è che servono idee e coraggio a sinistra di paperino.
Oggetto: ferma opposizione contro qualsiasi tracciato TAV-TAC (Treno ad Alta Velocità/Treno Alta Capacità) e a qualunque nuovo tunnel.
I sottoscritti cittadini delle Valli di Susa, Val Sangone, di Torino e cintura, mentre denunciano la truffa di finanziare un'opera inutile, devastante ambientalmente e dannosa economicamente, ribadiscono la più totale, inequivocabile e ferma opposizione ad ogni ipotesi di nuova linea ferroviaria Torino Lyon e ad ogni ipotesi di qualunque nuovo tunnel sia ferroviario sia autostradale, come emerso dalla assemblea popolare del 19 giugno 2007 al polivalente di Bussoleno e dalle numerose delibere dei Consigli Comunali anche molto recenti.
Dichiarano e ribadiscono che le Valli di Susa e la Val Sangone non accettano e non accetteranno mai il ruolo di corridoio di traffico e pertanto pretendono il congelamento del traffico merci globale (ferroviario e autostradale) all'attuale venti milioni di tonnellate annue.
Iscriviti a:
Post (Atom)