Ringrazio, ma davvero, la streganocciola, che ho commentato, e integro ancora brevemente.
Non è che abbia molto senso mettersi a fare una guerra di cifre tra Bhopal e Chernobyl. Ma mi aiuta a farmi capire. Allora, secondo fonti ONU, i morti riconducibili a Chernobyl sarebbero 4.000; tra i liquidatori, fonti governative parlano di 25.000 morti (e bisogna anche dire, che vennero esposte irresponsabilmente in questo modo 600-800.000 mila persone). Secondo GreenPeace, si arriverebbe a 200.000 morti.
Le stime governative per Bhopal, parlano di 8.000 morti immediati, 24.000 nei mesi successivi. Peacelink dice 600.000 avvelenati, 150.000 malati cronici. Se non supera Chernobyl, perlomeno è paragonabile. La mia considerazione era semplicemente: stando così le cose, non sorge il dubbio che forse dovremmo avere un po' più di attenzione nei confronti dell'industria chimica, se paragonata a quella che abbiamo per il nucleare? Che non vuol dire che il nucleare faccia bene.
Lancio un'altra provocazione, non per fare polemica ma per ricordare quanto sono complicati gli aspetti di cui dovremmo tenere conto: a proposito del solare e dell'eolico, ricordiamoci che "consumano" territorio, e se non voglio una centrale nucleare a Torino (che già ci siamo battutti contro il francese Superphenix), non vorrei nemmeno che tutta la Valle di Susa venisse coperta di pannelli solari per dare corrente ai torinesi (l'eolico non si può, che il vento è troppo forte e incostante).
O parlando di energia idroelettrica (molto più funzionale anche se l'eolico e il solare non fossero così sottoutilizzati): lo sapevate che generalmente una centrale idroelettrica consuma più di quanto produce? Ché il funzionamento "normale" è: si fa scendere l'acqua accumulata (tralasciamo casi tipo vajont e diga delle tre gole) e si produce energia. Sennonché di acqua ce n'è poca; e la centrale funzionerebbe pochi giorni all'anno. Che si fa, allora? Semplice: siccome di notte c'è sovrapproduzione, si preleva energia (prodotta con fonti non rinnovabili) dalla rete, e si pompa l'acqua dal bacino a valle a quello a monte (acqua che potrà quindi essere riutilizzata il giorno successivo). Non è una cosa stupida, ché così si evita, di giorno, di produrre altra energia non rinnovabile, e, di notte, di sprecarne. In pratica, la centrale funziona come un accumulatore, che restituisce energia quando ce n'è bisogno. Ma questo ha due conseguenze inevitabili: primo, a sé stante non potrebbe funzionare, ovvero può servire per ottimizzare un sistema ma non per sostenerlo; secondo, poiché il moto perpetuo non esiste, chiude il proprio ciclo necessariamente in passivo (consuma più energia nel ripompaggio notturno di quanta ne possa produrre nel ciclo diurno).
Poi è ovvio che si potrebbe parlare di mini-centrali familiari, e il discorso cambia tutto. Ma era solo per dire, ragazzi, ci sono questioni tecniche che andrebbero sempre tenute in primo piano.
Detto questo per amore di chiarezza logica, non sono un fan del nucleare, sono convinto che l'unica soluzione logica sia la decrescita, o meglio, sarebbe la decrescita, che però non avverrà, o non avverrà in modo graduale, e prima o poi andremo incontro ad un bel patatrac.
Tralascio quel poco che so di come il Pentagono pare stia attrezzandosi per fare fronte a questa crisi e auguro buona giornata a tutti.
Non è che abbia molto senso mettersi a fare una guerra di cifre tra Bhopal e Chernobyl. Ma mi aiuta a farmi capire. Allora, secondo fonti ONU, i morti riconducibili a Chernobyl sarebbero 4.000; tra i liquidatori, fonti governative parlano di 25.000 morti (e bisogna anche dire, che vennero esposte irresponsabilmente in questo modo 600-800.000 mila persone). Secondo GreenPeace, si arriverebbe a 200.000 morti.
Le stime governative per Bhopal, parlano di 8.000 morti immediati, 24.000 nei mesi successivi. Peacelink dice 600.000 avvelenati, 150.000 malati cronici. Se non supera Chernobyl, perlomeno è paragonabile. La mia considerazione era semplicemente: stando così le cose, non sorge il dubbio che forse dovremmo avere un po' più di attenzione nei confronti dell'industria chimica, se paragonata a quella che abbiamo per il nucleare? Che non vuol dire che il nucleare faccia bene.
Lancio un'altra provocazione, non per fare polemica ma per ricordare quanto sono complicati gli aspetti di cui dovremmo tenere conto: a proposito del solare e dell'eolico, ricordiamoci che "consumano" territorio, e se non voglio una centrale nucleare a Torino (che già ci siamo battutti contro il francese Superphenix), non vorrei nemmeno che tutta la Valle di Susa venisse coperta di pannelli solari per dare corrente ai torinesi (l'eolico non si può, che il vento è troppo forte e incostante).
O parlando di energia idroelettrica (molto più funzionale anche se l'eolico e il solare non fossero così sottoutilizzati): lo sapevate che generalmente una centrale idroelettrica consuma più di quanto produce? Ché il funzionamento "normale" è: si fa scendere l'acqua accumulata (tralasciamo casi tipo vajont e diga delle tre gole) e si produce energia. Sennonché di acqua ce n'è poca; e la centrale funzionerebbe pochi giorni all'anno. Che si fa, allora? Semplice: siccome di notte c'è sovrapproduzione, si preleva energia (prodotta con fonti non rinnovabili) dalla rete, e si pompa l'acqua dal bacino a valle a quello a monte (acqua che potrà quindi essere riutilizzata il giorno successivo). Non è una cosa stupida, ché così si evita, di giorno, di produrre altra energia non rinnovabile, e, di notte, di sprecarne. In pratica, la centrale funziona come un accumulatore, che restituisce energia quando ce n'è bisogno. Ma questo ha due conseguenze inevitabili: primo, a sé stante non potrebbe funzionare, ovvero può servire per ottimizzare un sistema ma non per sostenerlo; secondo, poiché il moto perpetuo non esiste, chiude il proprio ciclo necessariamente in passivo (consuma più energia nel ripompaggio notturno di quanta ne possa produrre nel ciclo diurno).
Poi è ovvio che si potrebbe parlare di mini-centrali familiari, e il discorso cambia tutto. Ma era solo per dire, ragazzi, ci sono questioni tecniche che andrebbero sempre tenute in primo piano.
Detto questo per amore di chiarezza logica, non sono un fan del nucleare, sono convinto che l'unica soluzione logica sia la decrescita, o meglio, sarebbe la decrescita, che però non avverrà, o non avverrà in modo graduale, e prima o poi andremo incontro ad un bel patatrac.
Tralascio quel poco che so di come il Pentagono pare stia attrezzandosi per fare fronte a questa crisi e auguro buona giornata a tutti.
2 commenti:
be', dài, mica sei nero wolfe che il piano del pentagono non puoi divulgarlo... no, sul serio mi interessa sapere a cosa ti riferisci.
Non è nulla di particolarmente segreto, ovviamente, ché altrimenti come potrei saperlo? Anzi pensavo fosse di pubblico dominio. Solo che è molto triste perché come tutte le cose cattive mi sembrano plausibili, e volevo sorvolare, anche per non deprimere ulteriormente.
Dunque, a dispetto di chi dice che i cambiamenti climatici sono una frottola, il conservatorissimo Pentagono non solo li ha presi in considerazione, ma ha elaborato degli scenari per capire come fronteggiarli. E quello che prevede è che il cataclisma sarà di proporzioni tali e così improvviso da gettare in ginocchio il mondo globalizzato e mettere a serissimo rischio la sopravvivenza della maggior parte della popolazione. Di conseguenza, toccherà stringere la cinghia (che è facile prevedere, vuol dire che la maggior parte degli sfigati verrà messa in un bel campo di prigionia, o ributtata a mare se si tratta di immigrati, in modo che i più "fortunati" non debbano tirarla "troppo", la cinghia). Le risorse non basteranno per tutti, o comunque saranno così scarse che sarà indispensabile gestirle con "disciplina" (che l'anarchia, ancorché simpatica, è poco "efficiente"). O comunque tale sarà l'impressione che ne avrà la maggior parte dei sopravvissuti, in guerra con l'orto dei vicini per due cipolle in più, sicché ci sarà una richiesta generalizzata di "ordine", che degenererà con estrema facilità in una richiesta di autoritarismo. Insomma, sarà la gente stessa a richiedere una leadership dittatoriale, e se poi non sarà la gente a cercare una "guida", un bella dittatura la metterà in piedi qualcun altro (i soliti noti). Ovviamente, i bravi militari del Pentagono si fregano le mani alla prospettiva di una diffusione di governi fascisti su scala globale.
Questo naturalmente nelle parti "civilizzate" del mondo. Gli stati più poveri, saranno ancor di più terra da depredare con tolleranza zero ("o noi o loro...").
Il tutto mi pare tragicamente plausibile, sicché l'unica speranza che intravedo è che qualche popolo che ancora vive "selvaggio" (che so, qualcuno in sudamerica, qualcuno in africa), abbia gli strumenti, come li ha d'altra parte ora, di vivere con assoluta assenza di tecnologia; che non abbia risorse tali da meritare l'attenzione dei saccheggiatori "civilizzati"; e che sopravviva mentre il mondo "civilizzato" si autodistrugge completamente, e non venga troppo scosso dai cambiamenti ambientali. Non mi pare che in altri modi l'umanità possa in qualche modo sopravvivere, non parliamo di rinascere, dalle proprie ceneri.
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