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"Come odio avere sempre ragione!"

Ian Malcolm, Jurassic Park

...e questo giusto per far contenta la Nessie...
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
C.G. Jung


"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
Dr. House


"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
Stacy, Dr. House


"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
Albus Silente, Le Fiabe di Beda il Bardo, J.K.Rowling

lunedì 3 settembre 2007

Lo sciaini - 3

ovvero FISICA FOR DUMMIES 1

E finalmente, sul podio dello scianistat, un quesito da vero scientista: cosa servono acceleratori. Di particelle, s'intende.
Bene, la curiosità dei fisici, per motivi che non staremo a spiegare (chiedo forse a voi di spiegarmi perché vi piace il cioccolato e non la vaniglia?), li spinge a voler guardare quali strane particelle esistono tra cielo e terra. E le particelle, un po' come le persone, più sono interessanti e più sono sfuggenti. Così, guardarle è un po' complicato.
Immaginiamo la materia come energia "condensata". Per vedere quello che ci interessa, dobbiamo mettere insieme abbastanza energia, dopodiché questa si trasforma in un mucchio di particelle, pressoché a caso (tra i tipi per cui c'è energia a sufficienza). Uno guarda cos'è venuto fuori e cerca di capirci qualcosa.
L'unico modo per mettere insieme abbastanza energia è accelerare tanto due particelle "semplici" e farle sbattere una contro l'altra, come illustra questo disegno del CERN, dove l'urto di una coppia di fragole libera un sacco di frutta.

C'è tuttavia chi, con meno poesia, ritiene che il metodo sia un po' grezzo; come se per capire come funziona un orologio, se ne facessero sbattere due, uno contro l'altro, e si guardassero le lancette e gli ingranaggi che schizzano in tutte le direzioni.
In genere, queste menti aride ;-P citano le parole di Gandalf quando vede che la veste di Saruman in realtà non è bianca ma composta da un turbinio di colori:
“Preferivo il bianco”.
“Bianco! Serve come base. Il tessuto bianco può essere tinto. La pagina bianca coperta di scrittura, e la luce bianca decomposta”.
“Nel qual caso non sarà più bianca. E Colui che rompe un oggetto per scoprire cos’è, ha abbandonato il sentiero della saggezza”.



Al secondo posto, nome cavallo di zorro (in più versioni, inclusa cavallo+zorro+nome). Ragazzi. Apparte che, chissenefrega. Ma un po' di fantasia e buonsenso, come volete che si chiamasse, lumachina? Imparate da come Guglielmo da Baskerville, nel Nome della Rosa, deduce il nome del cavallo dell'abate (nei commenti riporto tutto il passo, da un sito di pedagogia, che ne vale la pena):
"Va bene," dissi, "ma perché Brunello?"
"Che lo Spirito Santo ti dia più sale in zucca di quel che hai, figlio mio!" esclamò il maestro. "Quale altro nome gli avresti dato se persino il grande Buridano, che sta per diventare rettore a Parigi, dovendo parlare di un bel cavallo, non trovò nome più naturale?"

Fate l'esperimento, e scoprirete che nella realtà non è così facile: ché ad esempio, per il nome del cavallo di zorro esistono almeno due versioni, a seconda del film o della serie televisiva: fulmine e tornado. Scegliete quello che vi piace di più, e spero di avervi accontentati.


E infine, primo posto per la vasta categoria "pene d'amore". Per quanto, se cercate consigli da me, cascate male.
Il climax parte da un poco emotivo ma alienato una collega trasferita salutarla come, poi passa all'ormai classico gli interesso maè timido (repetita juvant: già che sei modesta nella certezza che gli interessi, che ne diresti di essere anche un po' più intraprendente e fare il primo passo?). Ringrazio della cortese informazione l'ho lasciata distanza, ma non saprei che dirti, amico: ne prendo atto; ha invece tutta la mia solidarietà il tragico non riesco piu' ad innamorarmi.
E, primo primissimo: rhettbutler. Che si dirà, che c'entra? Perché mi fa sorgere spontanea la domanda, ma come avrà pensato la StregaNocciola di affibbiarmi un soprannome simile? Ringrazio e vado avanti, ma da bravo zerbino, mi ci vedreste mai a dire "francamente me ne infischio"?! :-D

7 commenti:

e.talpa ha detto...

http://www.univirtual.it/corsi/fino2001_I/ziglio/m04/04_02.htm

Mentre i nostri muletti arrancavano per l'ultimo tornante della montagna, là dove il cammino principale si diramava a trivio, generando due sentieri laterali, il mio maestro si arresta per qualche tempo, guardandosi intorno ai lati della strada, e sulla strada, e sopra la strada, dove una serie di pini sempreverdi formava per un breve tratto un tetto naturale, canuto di neve.
"Abbazia ricca," disse. "All'Abate piace apparire bene nelle pubbliche occasioni."
Abituato come ero a sentirlo fare le più singolari affermazioni, non lo interrogai. Anche perché, dopo un altro tratto di strada, udimmo dei rumori, e a una svolta apparve un agitato manipolo di monaci e di famigli. Uno di essi, come ci vide, ci venne incontro con molta urbanità: "Benvenuto signore," disse, "e non vi stupite se immagino chi siete, perché siamo stati avvertiti della vostra visita. Io sono Remigio da Varagine, il cellario del monastero. E se voi siete, come credo, frate Guglielmo da Bascavilla, l'Abate dovrà esserne avvisato. Tu," ordinò rivolto a uno del seguito, "risali ad avvertire che il nostro visitatore sta per entrare nella cinta!"
"Vi ringrazio, signor cellario," rispose cordialmente il mio maestro, "e tanto più apprezzo la vostra cortesia in quanto per salutarmi avete interrotto l'inseguimento. Ma non temete, il cavallo è passato di qua e si è diretto per il sentiero di destra. Non potrà andar molto lontano perché, arrivato al deposito dello strame, dovrà fermarsi. E' troppo intelligente per buttarsi lungo il terreno scosceso..."
"Quando lo avete visto?" domandò il cellario.
"Non l'abbiamo visto affatto, non è vero Adso?" disse Guglielmo volgendosi verso di me con aria divertita. "Ma se cercate Brunello, l'animale non può che essere là dove io ho detto."
Il cellario esitò. Guardò Guglielmo, poi il sentiero, e infine domandò: "Brunello? Come sapete?"
"Suvvia," disse Guglielmo, "è evidente che state cercando Brunello, il cavallo preferito dall'Abate, il miglior galoppatore della vostra scuderia, nero di pelo, alto cinque piedi dalla coda sontuosa, dallo zoccolo piccolo e rotondo ma dal galoppo assai regolare; capo minuto, orecchie sottili ma occhi grandi. E' andato a destra, vi dico, e affrettatevi, in ogni caso. "
Il cellario ebbe un momento di esitazione, poi fece un segno ai suoi e si gettò giù per il sentiero di destra, mentre i nostri muli riprendevano a salire. Mentre stavo per interrogare Guglielmo, perché ero morso dalla curiosità, egli mi fece cenno di attendere: e infatti pochi minuti dopo udimmo grida di giubilo, e alla svolta del sentiero riapparvero monaci e famigli riportando il cavallo per il morso. Ci passarono di fianco continuando a guardarci alquanto sbalorditi e ci precedettero verso l'abbazia. Credo anche che Guglielmo rallentasse il passo alla sua cavalcatura per permettere loro di raccontare quanto era accaduto. Infatti avevo avuto modo di accorgermi che il mio maestro, in tutto e per tutto uomo di altissima virtù, indulgeva al vizio della vanità quando si trattava di dar prova del suo acume e, avendone gia apprezzato le doti di sottile diplomatico, capii che voleva arrivare alla meta preceduto da una solida fama di uomo sapiente.

"E ora ditemi," alla fine non seppi trattenermi, "come avete fatto a sapere?"
"Mio buon Adso," disse il maestro. "E' tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro. Alano delle Isole diceva che
omnis mundi creatura
quasi liber et pictura
nobis est in speculum

e pensava alla inesausta riserva di simboli con cui Dio, attraverso le sue creature, ci parla della vita eterna. Ma l'universo è ancor più loquace di come pensava Alano e non solo parla delle cose ultime (nel qual caso lo fa sempre in modo oscuro) ma anche di quelle prossime, e in questo è chiarissimo. Quasi mi vergogno a ripeterti quel che dovresti sapere. Al trivio, sulla neve ancora fresca, si disegnavano con molta chiarezza le impronte degli zoccoli di un cavallo, che puntavano verso il sentiero alla nostra sinistra. A bella e uguale distanza l'uno dall'altro, quei segni dicevano che lo zoccolo era piccolo e rotondo, e il galoppo di grande regolarità- così che ne dedussi la natura del cavallo, e il fatto che esso non correva disordinatamente come fa un animale imbizzarrito. Là dove i pini formavano come una tettoia naturale, alcuni rami erano stati spezzati di fresco giusto all'altezza di cinque piedi. Uno dei cespugli di more là dove l'animale deve aver girato per infilare il sentiero alla sua destra, mentre fieramente scuoteva la sua bella coda, tratteneva ancora tra gli spini dei lunghi crini nerissimi... Non mi dirai infine che non sai che quel sentiero conduce al deposito dello strame, perché salendo per il tornante inferiore abbiamo visto la bava dei detriti scendere a strapiombo ai piedi del torrione orientale, bruttando la neve; e così come il trivio era disposto, il sentiero non poteva che condurre in quella direzione."
"Sì," dissi, "ma il capo piccolo, le orecchie aguzze, gli occhi grandi..."
"Non so se li abbia, ma certo i monaci lo credono fermamente. Diceva Isidoro di Siviglia che la bellezza di un cavallo esige 'ut sit exiguum caput et siccum prope pelle ossibus adhaerente, aures breves et argutae, oculi magni, nares patulae, erecta cervix, coma densa et cauda, ungularum soliditate fixa rotunditas'. Se il cavallo di cui ho inferito il passaggio non fosse stato davvero il migliore della scuderia, non spiegheresti perché a inseguirlo non sono stati solo gli stallieri ma si è incomodato addirittura il cellario. E un monaco che considera un cavallo eccellente, al di là delle forme naturali, non può non vederlo così come le auctoritates glielo hanno descritto, specie se," e qui sorrise con malizia al mio indirizzo, "è un dotto benedettino..."
"Va bene," dissi, "ma perché Brunello?"
"Che lo Spirito Santo ti dia più sale in zucca di quel che hai, figlio mio!" esclamò il maestro. "Quale altro nome gli avresti dato se persino il grande Buridano, che sta per diventare rettore a Parigi, dovendo parlare di un bel cavallo, non trovò nome più naturale?"

Così era il mio maestro. Non soltanto sapeva leggere nel gran libro della natura, ma anche nel modo in cui i monaci leggevano i libri della scrittura e pensavano attraverso di quelli.

lastreganocciola ha detto...

cavalli a parte, sai che non mi ricordo più il perchè del tuo soprannome? ma c'era un buon motivo, probabilmente. E, per quello che posso sapere, ho come l'impressione che se tu ogni tanto lo dicessi, "francamente, me ne infischio", non ti farebbe mica male :-)

e.talpa ha detto...

@streganocciola: ohmmioddio noooo! :-D delusione! caduta degli dei! invèntati una cosa qualsiasi, generica... ma non lasciarmi nell'ignoranza. Avrò fatto qualche commento arrogante, qualche battutaccia sui fascisti :-P

Ecco, concordo che probabilmente dovrei dirlo più spesso. La fregatura è che credo nel dire la verità, non quello che converrebbe. Quindi, dovrei imparare a infischiarmene, non a dire che me ne infischio ;-)

PS. Ma questa volta, si capiva un po' di più la parte fisica? O è stata saltata a piè pari? Casomai chiedo a Paolino di fare una vulgata...

Anonimo ha detto...

Complimenti!! Bel blog!!
Sia il tuo che quello di pacefortissima!

Anonimo ha detto...

Ma non avevi smesso???

e.talpa ha detto...

@ema: DOMANI, smetto :-P

la fede ha detto...

Grazie serpico! (sarai mica un fisico pure tu?!)