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"Come odio avere sempre ragione!"

Ian Malcolm, Jurassic Park

...e questo giusto per far contenta la Nessie...
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
C.G. Jung


"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
Dr. House


"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
Stacy, Dr. House


"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
Albus Silente, Le Fiabe di Beda il Bardo, J.K.Rowling

lunedì 10 settembre 2007

V-entata d'ottimismo

In questo settembre piovoso (e nevoso), da depressione cronica ed epurazione di lavavetri, c'è una cosa che mi manca.
In questo settembre sospeso, di persone che vorresti sentire ma è meglio non provare a chiamare, e amici sparsi per il globo, mi manca -tra l'altro- il confronto politico con la comune-ty.

V-day. Grillo lascerà anche perplessi, epperò c'erano anche -sorvoliamo su Travaglio che non vi sta simpa- Don Ciotti, Maurizio Pallante, Gino Strada. Per dire.
Se 350.000 persone fanno la coda, sotto il sole cocente e fino a notte fonda, anziché guardare Italia-Francia, per firmare una proposta di legge popolare, io vedo, voglio vedere, una ventata d'ottimismo.
Perché significa che non è vero che la gente se ne infischia della politica. Significa che la gente ha ancora voglia di cambiare le cose, ha ancora voglia di spendere il proprio tempo per questo. Significa che la gente è stanca della partitocrazia, solo che non sa come reagire "insieme".

Nel merito.
Punto uno: limite di due mandati. Forse eccessivo, però di sicuro trovo schizofrenico che questo limite non ci sia per un senatore, per un premier, ma sia invece vincolante per il Sindaco di un paese di 500 anime. Il quale, o la quale, notoriamente non detiene le chiavi delle testate atomiche, ed abitualmente non dichiara guerra all'Afghanistan, nemmeno a Risiko. In compenso, in genere ha difficoltà a reclutare nuove leve che vogliano entrare in amministrazione e farsi il mazzo.
Punto due: ineleggibilità per i condannati in terzo grado. Va bene, sicuramente occorre una distinzione per tipologie di reato: non può certamente valere per reati "d'opinione" o "politici". Epperò, per reati di mafia e corruzione, che dite, non sarebbe il caso? 30 parlamentari giudicati con sentenza definitiva, vuol dire che la percentuale di criminali in Parlamento è superiore, che so, a quella tra i residenti di Scampia. Dovrebbe far riflettere.
Punto tre: una legge elettorale che permetta all'elettore di esprimere preferenze per i candidati. Questo mi pare incontestabile. Altrimenti, si delega completamente il potere alle segreterie di partito, di fatto il parlamento viene nominato da una decina di persone, e l'elettore non elegge nessuno, si limita ad avallare una decisione già presa.
Forse è veramente ora di rilanciare liste civiche. D'altra parte, l'ultimo sindaco Comunista di Torino, Novelli, l'aveva capito già da un pezzo.

La Busiarda ha scritto per una volta una cosa giusta, l'unica che esce sconfitta è la sinistra, perché dimostra di aver perso il contatto con "la piazza". Sabato è andato in scena un desiderio diffuso di Politica, che non trova sbocchi.
Perciò, Compagno Diliberto, mi sembra una dichiarazione vetero-idiota, dire che "l'antipolitica è sempre di destra". Anche perché mi costringe a dare ragione a Bersani -e se c'è una cosa che odio, è trovarmi d'accordo col tavvista Bersani. Al quale hanno chiesto se concordava sul ritenere Grillo un populista: "Quando si ha la febbre, è sciocco prendersela col termometro".

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mah, non saprei.
Grillo ha un po' del populista, meglio lui che altri, siamo d'accordo.
Ma gli italiani accorrono facilmente in massa a seguire una parola d'ordine quale che sia. Ora, non scomoderò il ventennio. Però io me la ricordo la mia ventata di ottimismo nell'epoca dell'entusiasmo Cofferatiano.
E ora, siamo a discutere dei lavavetri.
Ce lo vedi il nesso? O sono troppo criptica?
Ma ben venga l'ottimismo, non dico di no.
Se è utile a ciascuno una ventata di positività per continuare nelle proprie battaglie, che ci siano 365 V-day all'anno!
E questo è come a vedo io... che non ho voglia di entrare nel particolare e preferisco il generale...
Giuli

e.talpa ha detto...

Grazie della risp, Giuli. Spero che si aggiunga anche qualcun altro.

Su Cofferati, sono d'accordo. Anche se non credo che la situazione sia la stessa, come non credo che sia paragonabile a Nanni Moretti e girotondi. Il punto su cui probabilmente ci discostiamo, è che questa differenza non la ritengo un male.

Ciò in cui sei criptica, è il non voler entrare nel particolare e preferire il generale. Non capisco bene cosa intendi; suona un po' come "non servono i dettagli per capire il disegno complessivo". Se così, nella mia esperienza questo approccio lo ritengo generalmente il Male da combattere :-) perché nei dettagli ci può essere l'indicazione che abbiamo cannato tutta l'interpretazione.

In questo caso particolare, troverei un po' alienante se si arrivasse al paradosso: "ciò che dice è giusto, ma lo fa con metodi populisti, dunque mi preoccupa". Su queste basi, diventerebbe difficile distinguere chi può essere "leader politico" e chi no... chiunque potrebbe dire di chiunque "di quella persona non mi fido perché chissà a quale deriva potrebbe portare". Dunque, preferisco discutere del merito più che del metodo. Non so se son stato criptico :-D, davvero.

Anche perché, sul metodo... a me non pare che gli italiani siano pronti a seguire qualsiasi slogan; mi preoccupa piuttosto che siano più abituati a stare in poltrona anziché interessarsi in prima persona. Quindi, il bene del fatto che si siano mossi. E poi, il metodo della raccolta firme per una legge popolare, mi pare stia in canoni più che moderati.


Mi fido molto del tuo giudizio sul rischio derive, perché ho avuto modo di vedere, ad esempio nei discorsi sulla Lega, che hai un'ottima visione, "sensibile", sul tema. Però, ho l'impressione che la diffidenza di tanta sinistra, lasciando stare quella "interessata" (=impaurita di perdere la fetta di potere), la diffidenza in buona fede, sia portata dall'essere legati a "vecchi" schemi di pensiero.

Nanni Moretti, ad esempio, mi è sembrato molto carico di buone intenzioni, ma anche molto "radical-chic", ottimi ideali ma scarsa capacità di tradurli in pratica, linguaggio incomprensibile per molti e dunque scarso seguito.

Quale pericolo potrebbe essere Grillo, perché dovrebbe dare fastidio alla sinistra-quella "vera"? Questa è LA domanda.
Perché ho l'impressione che la risposta sia: "perché NON è di sinistra".
Ma cos'è la sinistra oggi? la classe operaia di un mondo in cui la sfida del futuro sarà fare a meno delle industrie e controbattere la globalizzazione? Cofferati che perseguita i lavavetri? Chiamparino che vuole LA tav? La comunella con gli immobiliaristi, le cooperative colluse con la mafia del cemento e del tondino?
Quando Rosy Bindi risulta -credo concorderemo- più a sinistra di Fassino, significa che i vecchi schemi di giudizio sono saltati. Niente più Peppone e Don Camillo.

Da qui la necessità, nel merito, di ripartire dalle questioni pratiche. Ho tentato più volte di spiegare il "metodo-valsusa". Non riesco a spiegarmi bene, so che per di più non vi troverò d'accordo; e mi spiace, che ci credo molto. Se è una battaglia -niente affatto vinta- che però qualcosa ha ottenuto, un motivo ci sarà. Se -senza falsa modestia- una delle poche, temporanee, vittorie popolari degli ultimi tempi, è scaturita da un movimento trasversale, un motivo ci sarà.

Il popolo vota anche a destra, ragazzi. Non per questo è meno popolo. Se bisogna essere "intellettuali" per vedere la differenza tra destra e sinistra, forse è diventata troppo labile, bisogna ricominciare. Ci sono persone che votano AN e chiedono più diritti per gli omosessuali, persone che votano DS e chiedono la galera per i lavavetri. Discutere caso per caso sulle questioni pratiche potrebbe essere, se non risolutivo, utile a ricondurre tutti su un terreno comune.

Ecco perché il vaffanculismo, in potenza, può essere una minaccia ma anche una risorsa. Perché una massa cieca è pericolosa, ma una popolazione attiva è democrazia. Perché un leader-demagogo può far fare cose di destra, ma un popolo compatto può far fare cose "di sinistra" a tutti (vedi le barricate valsusine di vecchietti e impiegati "destroidi" contro la polizia).

Ed ecco -e chiudo- l'altro motivo per cui Grillo riesce simpatico a me e spaventa tantissimo la sinistra-ingessata. Perché, almeno a parole ma è presto per giudicare sia in un senso che nell'altro, predica la partecipazione diretta. Forse difficile da praticare su larga scala, a meno di invenzioni federali, ma è ciò che ha portato i risultati migliori in Val di Susa (non è che io sia monotematico, è che è l'unico esempio calzante e probante che mi venga in mente).
Chi in buona fede è preoccupato da Grillo, teme forse l'insorgere di una emergenza democratica. Ma vi siete accorti che in emergenza ci siamo già? Se il parlamento è, di fatto, nominato dalle segreterie (ché avremo anche votato un "partito", ma le persone no), dove sta la democrazia, quale potere è rimasto al popolo?
E il potere dell'intellighenzia è appoggiato da tutti (destra e sinistra, intendo). E non solo dai fautori del partito democratico, che contrabbandano le primarie, ma poi indicano da Roma i segretari locali. Ma anche da Rifondazione, che epura Ferrando a Roma, e il circolo Bussolenese a Torino, perché non si adegua.
Scusate, ma non mi fido di una sinistra che usa i metodi della destra. Con buona pace della StregaNocciola, lo Stalinismo rimane un metodo dittatoriale. Se la differenza tra destra e sinistra deve ricondursi a quello, io non vedo più nessuna ragione per preferire la sinistra.

Su questo, immagino che riscuoterò pochi consensi. Ma, come ho già detto, il V-day ha se non altro evidenziato che un sacco di persone "pende" in questa direzione, e pertanto, che la sinistra farebbe bene ad attrezzarsi di conseguenza per dare una risposta; ignorare o deprecare, non servirà.



Poscritto e breve rassegna stampa (se qualcuno avesse il manif di domenica... spero lo mettano on-line domani, che me lo son perso).

Beppe Grillo:
«Dobbiamo portare la politica verso i cittadini, la politica dobbiamo farla noi tutti i giorni».
E’, anche, gente un po’ di sinistra?
«Forse lo erano; o almeno molti, i più grandi. Hanno smesso di esserlo vedendo questa sinistra»
Siete qualunquisti di sinistra, dicono.
«E saremo qualunquisti, lasciatelo scrivere alla Repubblica. Poi ci sarà da riflettere anche su questo, come mai tra i giornali del passato soprattutto Repubblica ci fa questo genere di attacco...».
Preferireste la democrazia diretta, «dal basso»,«partecipativa»? Grillo come Chomsky e Toni Negri?
Esita un istante. «... loro sono intellettuali, fanno le loro analisi, non hanno tanta dimestichezza con la realtà. Noi pensiamo che l’alternativa si fa, non si proclama. Nuova politica esiste già, è la società civile: i ragazzi che a Napoli hanno bloccato la privatizzazione dell’acqua; Laura Puppato, sindaco di Montebelluna, 35 mila abitanti, che con la raccolta differenziata ha eliminato l’inceneritore e abbassato le tasse sui rifiuti».
Dei politici nessuno può interloquire su questi temi? Veltroni?
«Figurarsi! Dice tutto e il contrario. Vuole l’alta velocità ecosostenibile e non sa che l’80 per cento dei biglietti di treno sono per spostamenti entro i cinque chilometri di piccoli pendolari. Non sanno nulla, della gente».

Rosy Bindi:
Per questo "dobbiamo dare una risposta". Non si può tacciare quel che accade come "qualunquista e demagogico".
Ma perché la protesta di Grillo va presa così tanto sul serio? E soprattutto perché adesso?
"Perché o diventa una seria occasione di rinnovamento della politica o è chiaro che sarà l'anticamera dell'antipolitica".
Non lo è già?
"Non voglio usare toni apocalittici. Io ho vissuto in prima linea la stagione di tangentopoli. C'era una grande rabbia contro i corrotti, la rabbia ora è nei confronti di tutta la politica. So che nelle parole di Grillo ci sono venature qualunquiste e anche un po' di volgarità, ma prima di liquidarle come ribellione antipolitica forse è il caso di chiederci se non sia una domanda di buona politica".
Eppure i suoi colleghi dell'Unione tengono a distanza il fenomeno Grillo.
"C'è sempre la tentazione di rimuovere".

lastreganocciola ha detto...

sì, ci proverò, a intervenire chè cose confuse e contradditorie erano dietro anche al mio post insonne, che pure pare non c'entri nulla con Grillo. Che, preciso subito, trovo fortemente pericoloso anche se, in teoria, concordo con il "segnale positivo" espresso dalla piazza - ma non c'è solo quello, c'è anche il segnale negativo - e parzialmente con Rosy Bindi. Il che è tutto dire.

Anonimo ha detto...

Alcune osservazioni per non dover scrivere un post sull'argomento.
Non sono pronta, non me la sento.

La prima osservazione è smettila di mandare cripto-messaggi pietosi :-)

La seconda osservazione è smettila di scrivere le cose in grassetto, che devo fare uno sforzo di volontà sovrumano a leggere anche quelle normali, se fai così.

E poi veniamo a Beppegrillo, che, per inciso, tutti a Genova sanno che manda i figli a scuola dalle suore. Tanto per darti un'idea sulla storia dell'ici e della scuola pubblica.
Ma, al di là della mia personalissima antipatia, mi dà l'idea che protesti per tutto, si incazzi su tutto e poi, ogni tanto, qualcuna la imbrocchi.
Facci caso.
E fai caso che a teatro la gente ride quando dici culo. E' un grande classico.
E, secondo me, il successo di Beppegrillo ha lo stesso meccanismo. Fa sparate, e la gente ride, e la gente partecipa, e la gente applaude.
La libertà che muore tra i applausi, appunto.

Ma io penso che prima bisogna pensare, e poi creare i movimenti.
Una linea ce l'ha beppegrillo?
Un minimo di preparazione ce l'ha?
Occhei, la storia dei parlamentari, quello che è giusto è giusto è giusto. E questo è giusto.
Ma il resto?

Sono capace anche io a tirarti su millanta persone che protestano, cazzo ne so, contro la criminalità, contro la mafia.
Ma poi bisogna averci delle idee dietro, capisci?
Ci sono cose su cui sono d'accordo tutti, per manifestare.

Io lo trovo inquietante perchè non mi sembra di capire la sua linea, dove vuole arrivare.
E mi sembra che urli sempre un po' troppo.
E a me, la gente che urla non piace. Uguale come quelli che parlano troppo piano.

e.talpa ha detto...

@Ema: eddai, lasciameli fare i criptomessaggi pietosi. Mi servono per sfogarmi un po', strategia di sopravvivenza minima. :-D

Sulla mancanza di una linea a lungo termine... boh, per questo ho riportato il pezzo della sua intervista in cui parla della lotta di Napoli (con padre Zanotelli) contro la liberalizzazione dell'acqua, della raccolta differenziata.
E, tanto per non andare lontano, il lider massimo valsusino, riconosciuto come politico eccezionale anche da detrattori e avversari, è noto per navigare a vista giorno per giorno.

Infine, per quanto riguarda le suore... non credo che tutta Italia concorderebbe che basta questo come segnale indicatore. Mentre concordo molto con quanto ha detto sugli intellettuali che dissertano la politica, e quelli che la vivono. Qual è la preparazione dei campesinos? Eppure son loro, che "fanno" la democrazia, non chi parla di quello che loro fanno.




Ho poi trovato il commento del manif:
Una giornata tutta politica
GABRIELE POLO

La politica raccoglie ciò che semina. Ieri in più di duecento piazze italiane ha raccolto il «vaffa» di migliaia di cittadini convocati per uno show corale da Beppe Grillo. Un misto di sentimenti diversi, dal giustizialismo all'odio per i privilegi, che ha il pregio di dire una verità. Quella che misura la distanza tra i ceti dirigenti del paese e i rappresentati senza più rappresentanza. Una distanza che si esprime, appunto, con uno «sfanculo» capace di cancellare le differenze tra i destinatari del medesimo, considerati un'unica casta. Perché le differenze sono sempre meno visibili in termini di valori e progetti, ma anche in termini di comportamenti quotidiani.
Avviene l'8 settembre, data che in Italia simboleggia la morte dello stato, ma non ha il tono di quel 8 settembre: Beppe Grillo non è Duccio Galimberti, non chiama il paese a una rivolta attiva e partecipata per costruire un paese nuovo, chiede agli spettatori, secondo un costume ormai affermatosi a destra e a manca, solo un gesto (una firma, un applauso, un fischio) in negativo, invoca soprattutto pulizia (che per alcuni significa polizia). Ma non è antipolitico: è contro questa politica, questi partiti e raccoglie così pulsioni profonde, in alcuni casi le stesse che hanno portato al potere Berlusconi.
Ciò che è successo ieri va preso sul serio, è un evento tutto politico, che concerne cioè l'agire pubblico: e non per liquidarlo come qualunquismo passeggero, ma per riprendere in mano il senso di quell'agire e affrontare alla radice la crisi della democrazia. Per risolverla non basta fondare un partito che la evoca nominalmente. Bisogna, certo, porre dei limiti al potere del ceto politico (elemento base di forza della giornata di ieri), ma soprattutto far emergere le differenze dentro la politica, fare ciò che si dice (o promette) e non viceversa, ricostruire un tessuto di partecipazione diretta e una rete di verifica dei mandati a disposizione delle persone che, invece, ora vengono semplicemente chiamate a votare su spot televisivi ogni tot anni. E, a sinistra, segnare una differenza con ciò che è - nel metodo e nel merito - di destra. Prendere l'autobus (o la bicicletta) invece dell'auto blu, considerare i poteri forti un avversario da combattere. Essere «altro», a partire dai nodi fondanti delle relazioni economiche e sociali. Quelle che rinsaldano i poteri «né di destra, né di sinistra», cui - cortesemente ricambiati - il V-day non dà alcun fastidio.