In un politecnico architettonicamente più vivibile di quanto me lo ricordassi, più campus, Fritjof Capra ha presentato in anteprima nazionale e in ottimo italiano il suo nuovo La scienza di Leonardo.
Per chi non lo conoscesse (tra l'altro è stato a Genova al Festival della Scienza 2006), Capra è noto soprattutto per aver esteso, con Il Tao della Fisica, il dibattitto sulle analogie tra meccanica quantistica, teoria della complessità e filosfie orientali: "La separazione operata da Cartesio e la concezione meccanicistica del mondo hanno quindi portato nello stesso tempo benefici e danni; si sono rivelate estremamente utili per lo sviluppo della fisica classica e della tecnologia, ma hanno avuto molte conseguenze nocive per la nostra civiltà. È affascinante osservare come la scienza del ventesimo secolo, nata dalla separazione introdotta da Cartesio e dalla concezione meccanicistica del mondo, e che anzi poté svilupparsi solo sulla base di una concezione del genere, superi oggi questa frammentazione e ritorni nuovamente all'idea di unità espressa nelle prime filosofie greche e orientali".
Da cui la "danza di shiva" delle trasformazioni delle particelle elementari, e la foto che apre il post della relativa statua presso il CERN.
Il viceré del poli introduce ricordando la vena "ingegneristica" di Leonardo, le connessioni tra scienza e tecnica e l'agire per trasformare il mondo, e Capra si fa subito apprezzare ricordando il profondo rispetto di Leonardo per la natura, l'interazione che non è mai violenza. L'attenzione dell'autore per le relazioni tra le cose più che per le cose si nota ovunque, ma la presentazione è sulla figura di Leonardo in quanto scienziato-osservatore-pittore, perciò gli accenni all'ecologia rimangono in secondo piano. Insomma sembrerebbe un libro fruibile soprattutto per chi è curioso di scoprire che Leonardo non era un genio solitario ma lavorava a stretto contatto con altri intellettuali. Ma le domande si concentrano tutte sugli aspetti politici della filosofia di Capra, alla ricerca di una disperata soluzione per uscire dall'empasse globalizzato in cui si trova la società occidentale, e Capra, non avendo ovviamente LA ricetta, se la cava sostenendo che a causa del complicato intreccio di relazioni sociali, si può e si deve agire contemporanemente, ognuno nel proprio ambito.
Imbeccato da un Enrico Moriconi presentatosi elegantemente come veterinario anziché come consigliere regionale, Capra ricorda che Leonardo fu vegetariano, e sottolinea l'eccezionalità della cosa con un "anche al giorno d'oggi, credo sia difficile essere vegetariani a Firenze".
E chiude la conferenza: "se facciamo la guerra con la natura, non la vinciamo... anche se forse Bush può pensare il contrario".
Per chi non lo conoscesse (tra l'altro è stato a Genova al Festival della Scienza 2006), Capra è noto soprattutto per aver esteso, con Il Tao della Fisica, il dibattitto sulle analogie tra meccanica quantistica, teoria della complessità e filosfie orientali: "La separazione operata da Cartesio e la concezione meccanicistica del mondo hanno quindi portato nello stesso tempo benefici e danni; si sono rivelate estremamente utili per lo sviluppo della fisica classica e della tecnologia, ma hanno avuto molte conseguenze nocive per la nostra civiltà. È affascinante osservare come la scienza del ventesimo secolo, nata dalla separazione introdotta da Cartesio e dalla concezione meccanicistica del mondo, e che anzi poté svilupparsi solo sulla base di una concezione del genere, superi oggi questa frammentazione e ritorni nuovamente all'idea di unità espressa nelle prime filosofie greche e orientali".
Da cui la "danza di shiva" delle trasformazioni delle particelle elementari, e la foto che apre il post della relativa statua presso il CERN.
Il viceré del poli introduce ricordando la vena "ingegneristica" di Leonardo, le connessioni tra scienza e tecnica e l'agire per trasformare il mondo, e Capra si fa subito apprezzare ricordando il profondo rispetto di Leonardo per la natura, l'interazione che non è mai violenza. L'attenzione dell'autore per le relazioni tra le cose più che per le cose si nota ovunque, ma la presentazione è sulla figura di Leonardo in quanto scienziato-osservatore-pittore, perciò gli accenni all'ecologia rimangono in secondo piano. Insomma sembrerebbe un libro fruibile soprattutto per chi è curioso di scoprire che Leonardo non era un genio solitario ma lavorava a stretto contatto con altri intellettuali. Ma le domande si concentrano tutte sugli aspetti politici della filosofia di Capra, alla ricerca di una disperata soluzione per uscire dall'empasse globalizzato in cui si trova la società occidentale, e Capra, non avendo ovviamente LA ricetta, se la cava sostenendo che a causa del complicato intreccio di relazioni sociali, si può e si deve agire contemporanemente, ognuno nel proprio ambito.
Imbeccato da un Enrico Moriconi presentatosi elegantemente come veterinario anziché come consigliere regionale, Capra ricorda che Leonardo fu vegetariano, e sottolinea l'eccezionalità della cosa con un "anche al giorno d'oggi, credo sia difficile essere vegetariani a Firenze".
E chiude la conferenza: "se facciamo la guerra con la natura, non la vinciamo... anche se forse Bush può pensare il contrario".
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