Ne ho le scatole piene.
Ogni volta che un movimento popolare risulta scomodo, spunta una bomba, molto comoda per denigrare il movimento. In Val di Susa non ci scomponiamo più. Ma intanto i giornaliborghesi parlano di attentati NoTav (inventandosi un collegamento con un volantino farneticante a 500 metri di distanza). E non pubblicano smentite. Allora, qui potete leggere la risposta del Gruppo Pace di Condove.
Egregio direttore,
le scriviamo a proposito dell’articolo Attacco alla TAV: incendiato ripetitore, apparso sul vostro giornale a nome di Angelo Conti e Fulvio Morello, lunedì 22 gennaio 2007, p. 65. Fin dal titolo, appare chiara la connessione che gli autori vogliono stabilire tra l’attentato e il movimento No-Tav. L’articolo si apre sentenziando, senza ombra di dubbio “Dopo dieci anni tornano gli attentati No-Tav”, e continua parlando di “una tensione che torna a crescere” e ventilando la possibilità di “una nuova stagione eversiva”. Non manca neanche un richiamo all’oscuro passato: “l’ultimo attentato in Valle di Susa certamente riferibile all’attività degli estremisti No-Tav era stato compiuto all’alba del 10 novembre 1997 dai cosiddetti Lupi grigi”. Tutto perfettamente in linea, quindi, con il quadro che da anni si sta proponendo all’opinione pubblica, secondo le indicazione date a suo tempo dal ministro Pisanu, quadro che non è mutato, pare, neanche di una virgola, con il nuovo governo: c’è in valle di Susa una “miscela preoccupante di legittima protesta popolare, speculazione politica ed intenzione eversiva che rischia di esplodere...”, tanto più che i “gruppi estremisti hanno in valle di Susa predecessori ben noti”.
Parlare di valle dei misteri ed evocare trame e farneticazioni rivoluzionarie, colpisce certo la fantasia dei lettori, e soprattutto fa comodo a chi vuole criminalizzare il movimento di opposizione al treno superveloce.
Noi vorremmo affrontare l’argomento in un modo diverso e soprattutto su altre basi.
La valle ha una lunga tradizione di nonviolenza. Qui si sono avuti i primi casi di obiezione di coscienza al servizio militare, pagati anche con il carcere. Nel 1970 l’assemblea dei lavoratori delle Officine Moncenisio di Condove ha approvato una mozione in cui gli operai diffidavano la direzione dall’accettare commesse militari, avvertendo che in caso contrario si sarebbero astenuti dal lavoro. Questa cultura è ben radicata e continua a dare frutti: dalla pubblicazione del periodico Dialogo in valle, fondato da don Viglongo, alle iniziative del comune di Condove, che aderisce al Coordinamento dei Comuni per la Pace, per promuovere l’educazione alla nonviolenza; alla lotta al Tav che è stata ed è lotta nonviolenta.
Le convinzioni degli oppositori al tav sono frutto di un percorso di informazione e approfondimento, compiuto attraverso letture incontri e dibattiti, e si basano su solide ragioni economiche e ambientali, ben documentate e che quasi ogni cittadino della valle di Susa è capace di documentare. Le bombe e le violenze sono spesso i mezzi di chi non ha argomenti e non è in grado di sostenere razionalmente le proprie tesi.
Quanto alle cosiddette frange eversive, e agli attentati di dieci anni fa, ricordiamo – cosa che per altro dovrebbe essere di pubblico dominio - che i tre arrestati per i fatti, a carico dei quali esistevano, secondo il procuratore Laudi, “prove granitiche”, furono in seguito completamente scagionati dall’accusa di “partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo” (sentenza della Cassazione del 12 gennaio 2002); restò in piedi a loro carico soltanto l’accusa del furto e del rogo al municipio di Caprie. Nel frattempo, come certo tutti ricordano, due degli imputati si erano suicidati. Rimane quindi un mistero chi abbia commesso i 13 attentati del 1997, come pure l’effettivo rapporto del lupi grigi con la lotta all’Alta velocità.
Infine, per inquadrare il fatto di Chianocco in un contesto più ampio e in una analisi che andrebbe approfondita dei rapporti tra delinquenza e Alta velocità, citiamo un ex giudice, senatore e membro della Commisione Antimafia, Imposimato (Imposimato et al., Corruzione ad alta velocità, KOINÈ nuove edizioni, 1999, pp. 35 e 39): “per quanto riguarda in particolare l’Alta velocità, esistono fondati motivi per ritenere che dalla fine del 1994 sia iniziata un’azione di penetrazione della Camorra nei lavori per le linee ferroviarie dell’Alta velocità. [...] Si viene così a creare un connubio in virtù del quale la Camorra costituisce un punto di riferimento per tutte le ditte del nord d’Italia, garantendo i cantieri dall’aggressione della malavita , in cambio di un controllo sugli stessi appalti”.
Ben altri accostamenti e collusioni si possono quindi ipotizzare.
Non ci sono certezze, è vero, ma un giornale che voglia affrontare in modo approfondito e obiettivo i fatti, avrebbe quanto meno dovuto analizzare tutte le ipotesi e non aderire totalmente a una sola, quella che sembra più dettata dalle logiche del potere che dal desiderio di fare chiarezza.
le scriviamo a proposito dell’articolo Attacco alla TAV: incendiato ripetitore, apparso sul vostro giornale a nome di Angelo Conti e Fulvio Morello, lunedì 22 gennaio 2007, p. 65. Fin dal titolo, appare chiara la connessione che gli autori vogliono stabilire tra l’attentato e il movimento No-Tav. L’articolo si apre sentenziando, senza ombra di dubbio “Dopo dieci anni tornano gli attentati No-Tav”, e continua parlando di “una tensione che torna a crescere” e ventilando la possibilità di “una nuova stagione eversiva”. Non manca neanche un richiamo all’oscuro passato: “l’ultimo attentato in Valle di Susa certamente riferibile all’attività degli estremisti No-Tav era stato compiuto all’alba del 10 novembre 1997 dai cosiddetti Lupi grigi”. Tutto perfettamente in linea, quindi, con il quadro che da anni si sta proponendo all’opinione pubblica, secondo le indicazione date a suo tempo dal ministro Pisanu, quadro che non è mutato, pare, neanche di una virgola, con il nuovo governo: c’è in valle di Susa una “miscela preoccupante di legittima protesta popolare, speculazione politica ed intenzione eversiva che rischia di esplodere...”, tanto più che i “gruppi estremisti hanno in valle di Susa predecessori ben noti”.
Parlare di valle dei misteri ed evocare trame e farneticazioni rivoluzionarie, colpisce certo la fantasia dei lettori, e soprattutto fa comodo a chi vuole criminalizzare il movimento di opposizione al treno superveloce.
Noi vorremmo affrontare l’argomento in un modo diverso e soprattutto su altre basi.
La valle ha una lunga tradizione di nonviolenza. Qui si sono avuti i primi casi di obiezione di coscienza al servizio militare, pagati anche con il carcere. Nel 1970 l’assemblea dei lavoratori delle Officine Moncenisio di Condove ha approvato una mozione in cui gli operai diffidavano la direzione dall’accettare commesse militari, avvertendo che in caso contrario si sarebbero astenuti dal lavoro. Questa cultura è ben radicata e continua a dare frutti: dalla pubblicazione del periodico Dialogo in valle, fondato da don Viglongo, alle iniziative del comune di Condove, che aderisce al Coordinamento dei Comuni per la Pace, per promuovere l’educazione alla nonviolenza; alla lotta al Tav che è stata ed è lotta nonviolenta.
Le convinzioni degli oppositori al tav sono frutto di un percorso di informazione e approfondimento, compiuto attraverso letture incontri e dibattiti, e si basano su solide ragioni economiche e ambientali, ben documentate e che quasi ogni cittadino della valle di Susa è capace di documentare. Le bombe e le violenze sono spesso i mezzi di chi non ha argomenti e non è in grado di sostenere razionalmente le proprie tesi.
Quanto alle cosiddette frange eversive, e agli attentati di dieci anni fa, ricordiamo – cosa che per altro dovrebbe essere di pubblico dominio - che i tre arrestati per i fatti, a carico dei quali esistevano, secondo il procuratore Laudi, “prove granitiche”, furono in seguito completamente scagionati dall’accusa di “partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo” (sentenza della Cassazione del 12 gennaio 2002); restò in piedi a loro carico soltanto l’accusa del furto e del rogo al municipio di Caprie. Nel frattempo, come certo tutti ricordano, due degli imputati si erano suicidati. Rimane quindi un mistero chi abbia commesso i 13 attentati del 1997, come pure l’effettivo rapporto del lupi grigi con la lotta all’Alta velocità.
Infine, per inquadrare il fatto di Chianocco in un contesto più ampio e in una analisi che andrebbe approfondita dei rapporti tra delinquenza e Alta velocità, citiamo un ex giudice, senatore e membro della Commisione Antimafia, Imposimato (Imposimato et al., Corruzione ad alta velocità, KOINÈ nuove edizioni, 1999, pp. 35 e 39): “per quanto riguarda in particolare l’Alta velocità, esistono fondati motivi per ritenere che dalla fine del 1994 sia iniziata un’azione di penetrazione della Camorra nei lavori per le linee ferroviarie dell’Alta velocità. [...] Si viene così a creare un connubio in virtù del quale la Camorra costituisce un punto di riferimento per tutte le ditte del nord d’Italia, garantendo i cantieri dall’aggressione della malavita , in cambio di un controllo sugli stessi appalti”.
Ben altri accostamenti e collusioni si possono quindi ipotizzare.
Non ci sono certezze, è vero, ma un giornale che voglia affrontare in modo approfondito e obiettivo i fatti, avrebbe quanto meno dovuto analizzare tutte le ipotesi e non aderire totalmente a una sola, quella che sembra più dettata dalle logiche del potere che dal desiderio di fare chiarezza.
Eleonora Cane, Laura Favro Bertrando, Marisa Ghiano, Mira Mondo, Elena Nicoli, Mari Nicoli
Gruppo Pace Valsusa, Condove
Gruppo Pace Valsusa, Condove
1 commento:
Bello.
Solo ricordiamoci che non si è trattato di due suicidi.
Avevo tredici anni, già manifestavo contro il TAV, ricordo Torino blindata e gli anarchici arrivati da tutta Italia per chiedere giustizia per i due omicidi, una storia già vista altre volte.
Siamo ancora in attesa del suo arrivo.
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