Avremmo una proposta da fare. Se volete, se ne può discutere. Si tratta di trovare il modo di rovesciare in azione positiva la disillusione, la noia e la rabbia che provocano in tanta gente i partiti e il sistema politico in generale. Per riassumere: prima ci fu il programma dell'Unione, a cui in qualche modo molti collaborarono, poi le elezioni, nel 2006, vinte d'un soffio dal centrosinistra. Da quel momento, quasi solo disillusioni, noia e rabbia. Con qualche eccezione, è vero, ma a tirare le somme il saldo è piuttosto negativo. E la sinistra in particolare, che avrebbe dovuto ridurre il danno, lo riduceva sì, ma solo per Prodi. Non faccio l'elenco, perché tutti sanno di cosa si sta parlando.
Già, ma «noi» chi? Quel che abbiamo visto, negli anni, è che esistono zone sociali molto varie ma accomunate dalla ricerca di un altro modo di vivere, di decidere insieme e di avere a che fare con l'ambiente. Qualcuno chiama questa parte della società «movimenti», talvolta «pacifismo», altre ancora «comunità locali», oppure «associazionismo», «lavoratori», «precari». Per semplicità, noi diciamo «società civile». Come la si voglia chiamare, questa parte della società, che fa parte di reti [il Patto di mutuo soccorso, il movimento per l'acqua, ecc.] o anche no, ha nei riguardi della politica, delle elezioni, una relazione ambivalente. Per un verso non ne sopporta più linguaggi, discipline e finalità. Per l'altro verso ne dipende, come se quello fosse l'esclusivo ambito da cui ci può aspettare, prima o poi, un qualche cambiamento. Ne deriva che movimenti cittadini e sociali oscillano tra «chiedere» questo o quello ai loro «rappresentanti», e rifiutarli nella speranza di fare da soli. E gli individui sbandano tra il votare il meno peggio per abitudine, per cultura, per disperazione, o non votare affatto. Nelle elezioni locali si tentano liste e candidati «altri», anche con successo, ma in quelle nazionali pare impossibile.
Dopo l'esperienza di questo governo il fossato si è ulteriormente allargato. E a non molto servirà agitare lo spettro di Berlusconi, per lo meno all'inizio della campagna elettorale. E poi il Pd «corre da solo» e dunque è caduta l'apparenza dell'«unità», e le sinistre non danno mostra di agilità e coraggio nel mettersi insieme.
E allora, che si fa? Si può lasciare che passi l'ennesima ondata di marea delle campagne pubblicitario-elettorali, per poi ricominciare a darsi da fare, anche se probabilmente in un contesto peggiore. Oppure si può cercare il modo di «usare» la campagna elettorale. Questa è la proposta: reti, movimenti, associazioni, sindacati, singole personalità un bel giorno, presto, si riuniscono e discutono di come condurre in tutto il paese, città per città, un'altra campagna. La quale consisterebbe nel fatto che tutti, nelle loro diversità, concordano su un testo, un «programma», che disegni la società e la democrazia che vorremmo; e che tutti si impegnano a diffonderlo e a discuterlo in giro per l'Italia. Poi, ciascuno metterà l'accento sulla parte del «programma» che trova più coerente con sé, e in ogni città o territorio si tradurranno quelle proposte nella situazione che c'è lì. Immaginate decine, centinaia di incontri e di azioni che tutte insieme dicano: noi, così diversi tra noi, abbiamo ciò nonostante una proposta da fare a tutti i cittadini. Che si decida di votare per questo o per quello, o di non votare affatto, noi badiamo alle cose, a come cambiare il nostro modo di vivere.
Si tratterebbe di una «campagna» indipendente e parallela a quella dei partiti, che non si propone di chiedere o imporre candidature, o di barattare voti. E se persone iscritte a partiti, o gruppi locali, volessero partecipare all'altra campagna, bene, ma come una parte tra altre, alla pari.
Così, forse si farebbero due passi in avanti. Il primo: reti, movimenti e persone, cittadini che spesso non si conoscono avranno la possibilità di capirsi, di sentirsi parte di una nascente comunità democratica. Il secondo aumenterebbe la possibilità di resistere agli assalti di Berlusconi. Avanziamo questa proposta con semplicità. E se sarà un buco nell'acqua, peccato: ci riproveremo in un'altra occasione.
Pierluigi Sullo [da Carta 4/08 in edicola dall'8 febbraio]
Già, ma «noi» chi? Quel che abbiamo visto, negli anni, è che esistono zone sociali molto varie ma accomunate dalla ricerca di un altro modo di vivere, di decidere insieme e di avere a che fare con l'ambiente. Qualcuno chiama questa parte della società «movimenti», talvolta «pacifismo», altre ancora «comunità locali», oppure «associazionismo», «lavoratori», «precari». Per semplicità, noi diciamo «società civile». Come la si voglia chiamare, questa parte della società, che fa parte di reti [il Patto di mutuo soccorso, il movimento per l'acqua, ecc.] o anche no, ha nei riguardi della politica, delle elezioni, una relazione ambivalente. Per un verso non ne sopporta più linguaggi, discipline e finalità. Per l'altro verso ne dipende, come se quello fosse l'esclusivo ambito da cui ci può aspettare, prima o poi, un qualche cambiamento. Ne deriva che movimenti cittadini e sociali oscillano tra «chiedere» questo o quello ai loro «rappresentanti», e rifiutarli nella speranza di fare da soli. E gli individui sbandano tra il votare il meno peggio per abitudine, per cultura, per disperazione, o non votare affatto. Nelle elezioni locali si tentano liste e candidati «altri», anche con successo, ma in quelle nazionali pare impossibile.
Dopo l'esperienza di questo governo il fossato si è ulteriormente allargato. E a non molto servirà agitare lo spettro di Berlusconi, per lo meno all'inizio della campagna elettorale. E poi il Pd «corre da solo» e dunque è caduta l'apparenza dell'«unità», e le sinistre non danno mostra di agilità e coraggio nel mettersi insieme.
E allora, che si fa? Si può lasciare che passi l'ennesima ondata di marea delle campagne pubblicitario-elettorali, per poi ricominciare a darsi da fare, anche se probabilmente in un contesto peggiore. Oppure si può cercare il modo di «usare» la campagna elettorale. Questa è la proposta: reti, movimenti, associazioni, sindacati, singole personalità un bel giorno, presto, si riuniscono e discutono di come condurre in tutto il paese, città per città, un'altra campagna. La quale consisterebbe nel fatto che tutti, nelle loro diversità, concordano su un testo, un «programma», che disegni la società e la democrazia che vorremmo; e che tutti si impegnano a diffonderlo e a discuterlo in giro per l'Italia. Poi, ciascuno metterà l'accento sulla parte del «programma» che trova più coerente con sé, e in ogni città o territorio si tradurranno quelle proposte nella situazione che c'è lì. Immaginate decine, centinaia di incontri e di azioni che tutte insieme dicano: noi, così diversi tra noi, abbiamo ciò nonostante una proposta da fare a tutti i cittadini. Che si decida di votare per questo o per quello, o di non votare affatto, noi badiamo alle cose, a come cambiare il nostro modo di vivere.
Si tratterebbe di una «campagna» indipendente e parallela a quella dei partiti, che non si propone di chiedere o imporre candidature, o di barattare voti. E se persone iscritte a partiti, o gruppi locali, volessero partecipare all'altra campagna, bene, ma come una parte tra altre, alla pari.
Così, forse si farebbero due passi in avanti. Il primo: reti, movimenti e persone, cittadini che spesso non si conoscono avranno la possibilità di capirsi, di sentirsi parte di una nascente comunità democratica. Il secondo aumenterebbe la possibilità di resistere agli assalti di Berlusconi. Avanziamo questa proposta con semplicità. E se sarà un buco nell'acqua, peccato: ci riproveremo in un'altra occasione.
Pierluigi Sullo [da Carta 4/08 in edicola dall'8 febbraio]
9 commenti:
Tutto bene, Sullo ha scritto delle belle cosa, ma alla fine ha nuovamente dato per scontato che movimenti, associazioni, comitati, gruppi siano terrorizzati da Berlusconi.
Leggo testualmente:" secondo passo in avanti aumentare la possibilità di resistere agli attacchi di Berlusconi".
Conosco molte persone ( me compreso) che sottoscriverebbero tutto, ma non questo. E non significa stimare Berlusconi.
Perchè ostinarsi a ROVINARE tutto evitando SEMPRE, PUNTUALMENTE la par condicio sul giudizio della classe politica dirigente?
Un cittadino che la pensa come Sullo sull' ambiente, la solidarietà, la democrazia partecipata ecc. e non la pensa come lui sul altri argomenti ( che non sto qui ad elencare)perchè mai dovrebbe vedere come unico male assoluto Silvio Berlusconi? E Fassino, Dalema, DiPietro,e coloro che hanno CACCIATO Turigliatto brillano per onestà e coerenza verso il proprio programma e le proprie idee??
Sta qui il suo errore, il non voler accettare un dato di fatto ( tra l' altro ben, ben, ben evidente nel movimento NO TAV ).
E' per questo che se non cambia l' impostazione la sua nobile proposta è destinata a naufragare in quanto per nulla veramente innovativa.
ma cosa mi rappresenta la sinistra arcobaleno che va mendicando di far parte dell' ammucchiata con pd e soci( e quindi di aderire a TAV, inceneritori ecc. ) salvo poi in caso di esclusione predicare il contrario . Turigliatto è stato cacciato per la sua coerenza.
E qualcuno crederà forse di candidare in Valle di Susa un ex leader/beniamino ( rimarco e sottolineo ex) del no tav per accaparrarsi voti?
Lo blindino pure ben in cima alla lista e ringrazino questa assurda legge elettorale che lo manderà a Roma anche senza il consenso dei Valsusini, perchè questo accadrà.Chi si accontenta gode.
Dall' altra parte una gran fetta di popolazione moderata,che osserva, pesa e poi agisce ( che non vuol dire tiepida, disposta ad accettare tutto nel nome del verbo di Ruini, ma molte volte ben più combattiva e cazzuta dei "compagni" quando serve ) in attesa di una proposta innovativa.
Se Sullo vuole proporre qualche cosa di nuovo, faccia un piccolo sforzo e allora vedrà, secondo me, che centrerà l' obbiettivo.
Mauro
Veramente l'idea del "partito dei movimenti" è già piuttosto datata e sono in molti a lavorarci ormai da tempo, peraltro ad oggi senza successo. L'idea è nata dopo il fallito tentativo di inglobarli nei partiti esistenti.
Certo nella proposta non viene nominato il partito dei movimenti, ma se non è a questo che si riferisce, significa che sta proponendo ai movimenti di fare una bella propaganda elettorale per i partiti di sinistra.
"Si tratterebbe di una «campagna» indipendente e parallela a quella dei partiti, che non si propone di chiedere o imporre candidature, o di barattare voti." scrive Sullo.
Scusate l'ignoranza, ma cos'é una campagna indipendente? In periodo pre elettorale esistono solo le campagne elettorali. Scrivo campagne elettorali, al plurale, non per la pluralità dei partiti, ma perché si suddividono innanzitutto in due grandi categorie: quella evidente, regolamentata, riconosciuta come tale, e quella indiretta, camuffata, occulta; naturalmente quella fondamentale e più redditizia in termini di voti è la seconda. Non basta eliminare "elettorale" a programma e campagna per renderli diversi.
La società civile, lavora quotidianamente per cambiare il nostro modo di vivere, per decidere insieme, ecc, facendo innanzitutto controinformazione e non ha bisogno di usare la campagna elettorale. Quando nel nostro Paese sarà sufficientemente diffusa la nuova cultura, allora si potrà incidere anche sulle elezioni nazionali, ma per arrivarci si deve necessariamente partire dal basso, esattamente come stiamo facendo.
Tengo infine a rimarcare che non trovo nel Movimento NO TAV della Valle di Susa nessuna corrispondenza con l'analisi di Sullo sul rapporto tra società civile e politica (leggi partiti). Il movimento della Valle di Susa è nato, cresciuto negli anni ed arrivato all'odierna realtà solo grazie all'immenso lavoro e impegno (leggi sacrificio) di tante persone; tutto questo con tutti i partiti favorevoli alla Torino-Lione, tutto questo nell'indifferenza totale. E scusate se è poco. Le "sensibilità" hanno dato i primi timidi cenni di risveglio dopo la presentazione alle elezioni provinciali del 2004 della Lista Popolare NO TAV, ma si sono risvegliate del tutto solo quando dal 31 ottobre 2005 il movimento è entrato a far parte del "grande circo della televisione". Va tutto bene: più NO TAV siamo meglio è, e accogliamo ogni ultimo arrivato a braccia aperte. Da qui a dipendere dalla politica (partiti) la strada è lunga.
Noi non oscilliamo tra «chiedere» questo o quello ai loro «rappresentanti», e rifiutarli nella speranza di fare da soli. Quelli di noi che alle elezioni politiche del 2006 hanno provato a dare fiducia a quei tre partiti che sono venuti in valle a chiedere specificatamente i voti dei NO TAV, non chiedevano poi questo o quello: pretendevano legittimamente che i partiti tenessero fede agli impegni presi in campagna elettorale. Poi è arrivato il dodecalogo (e non solo). Pazienza. Continueremo a fare da soli, o meglio, senza di loro, in quanto oggi solo non lo è più nessuno. E questo perché reti, movimenti, associazioni e quant'altro non hanno dovuto aspettare la campagna elettorale per riunirsi, discutere, progettare.
Trovo questa proposta veramente inaccettabile, non solo per i contenuti che non condivido, ma anche per le modalità di esposizione, a mio avviso non del tutto trasparenti. Per quanto mi riguarda, a salvaguardia del movimento stesso, continuerò a difendere con le unghie e con i denti la trasversalità e l'indipendenza del Movimento NO TAV della Valle di Susa.
Buona campagna elettorale a tutti. Ivana
complimenti per il buon gusto della foto
complimenti per il buon gusto della foto
complimenti per il buon gusto della foto
@anonimo triplo: complimenti per il coraggio di firmare. Come mi piace la gente che reagisce alle provocazioni! :D
e qual'è la provocazione nell'usare l'ennesima foto dell'ennesima donna nuda in bianco e nero per far finta che sia un nudo artistico?
Lo faceva l'Espresso negli anni '90 ed era bello quando ancora ci dava fastidio...
era una provocazione perché il nudo è "provocante" ahah
a parte le freddure, direi che quello che mi interessava era il testo e non la foto: hai presente dito e luna?
ma per dimostrare che ho un po' su tutti i blog il vizio di rispondere in più tranche. Ci sono molti tipi di "religione" e di bigottismo: c'è quello degli "scientisti" ultrapositivisti che vedono soltanto una (loro personalissima) forma di "ragione", e pensano che la "scienza" (per loro una parola vuota) sia Tutto. Ci sono la religione e il bigottismo "classici", dei cattolici che non si può vedere una donna nuda, o dei cattolici che guai a pensare che la Madonna non fosse vergine. Poi ci sono la religione politica di chi il "comunismo" è una parola Sacra, che NonSiPuòDiscutere, che non sono tanto gli argomenti che si possono portare a favore, ma un Credo Sicuro e Scolpito nella Roccia (tipo tavole della legge?). E il bigottismo di chi non è scandaloso il nudo, ma è scandoloso abbinare lo squallore di un bianco e nero patinato e fuori moda con l'Assoluta e Intoccabile Bellezza di un Simbolo Sacro (falce e martello).
Ciò che accomuna tutti è l'atteggiamento fideistico, la mancanza di "metodo" critico. L'avere delle certezze che non poggiano su nulla, ma nemmeno possono essere messe in discussione. Ciò rende piuttosto difficile comunicare con chi non condivide gli stessi dogmi.
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