Benvenuto
"Come odio avere sempre ragione!"
Ian Malcolm, Jurassic Park
Ian Malcolm, Jurassic Park
...e questo giusto per far contenta la Nessie...
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
"Portatemi un uomo sano e lo curerò"
C.G. Jung
"Naturalmente quando si ha ragione mettersi in dubbio non serve, giusto?"
Dr. House
"Il bello di te è che credi sempre di avere ragione, quello che è frustrante è che la maggior parte delle volte è vero."
Stacy, Dr. House
"Il che dimostra che, per quanto intelligente, sono comunque un idiota come tutti"
Albus Silente, Le Fiabe di Beda il Bardo, J.K.Rowling
mercoledì 29 agosto 2007
lunedì 27 agosto 2007
Domani smetto
Quando vinci il nobel a 25 anni, o diventi campione del mondo a 18, a dispetto delle apparenze la vita diventa un casino: per quante soddisfazioni tu ti possa togliere, non eguaglieranno mai il botto iniziale, la vita prosegue in discesa, e sbrogliati a non farti prendere dalla malinconia.
Da questo punto di vista, l'Imprevedibile Rivoluzionario (che per questo post si toglie lo sfizio di parlare in terza persona) può stare tranquillo: nella vita non ha combinato granché.
Ma la malinconia è sempre in agguato lo stesso. Perché basta che occasionalmente ti capitino dei momenti di rara intensità, ti si schiuda qualche dolce sorpresa, e sei fregato: passi il resto del tempo ad inseguire il picco che è passato, anzi per essere soddisfatto devi superarlo, e il circolo vizioso si autoalimenta, e vuoi sempre di più, sempre di più. Pezzi d'arcobaleno, barche di cartone, tramonti dall'altro lato guardando le ombre, scatole di chewing-gum alla menta con una sorpresa al limone che chi la trova vince un premio, serate a Garessio, bromeliacee e piccole rane.
Per di più, a causa della fatidica fregatura di Poisson (più nota tra i comunardi come esponenziale negativo) tutte le cose belle tenderanno ad accumularsi in un brevissimo (e bellissimo) periodo, ed essere seguite da una lunga latenza-scazzo: una birichina quanto ineluttabile legge della statistica condanna il genere umano alla malinconia ;-).
Ma l'Imprevedibile Rivoluzionario (il quale per il momento continua a parlare di sé in terza persona) non si è voluto privare di una fregatura ulteriore: si è abituato a non arrendersi.
Come ciò si sia verificato, è poco chiaro.
Tra i suoi trascorsi sportivi d'infanzia, l'Imprevedibile Rivoluzionario (al quale la terza persona comincia a stare stretta) non ha memoria di vittorie. In compenso, ricorda con sapore eroico una sconfitta in particolare. Dieci o undici anni. Ultima di campionato. Mezza squadra già in vacanza, gli irriducibili -che già perdevano ignominiosamente in condizioni normali- ridotti in nove contro undici fin dal primo minuto a causa delle assenze. Il campo ridotto ad un acquitrino. Ma si è lì per giocare, non si rinuncia. Una valanga di goal al passivo, non per questo la squadra si chiude per minimizzare il danno, ma continua, imperterrita, ad avanzare, a tentare, a prendersi dei sonori schiaffoni. Cade, si rialza, schiaffone.
Uno dei difensori centrali era tecnicamente il miglior giocatore. Ciclicamente, in un impeto di orgoglio, avanzava palla al piede in solitaria e saltava un paio di avversari. I quali, non paghi del vantaggio imbarazzante, incuranti di caviglie e menischi, non essendo in grado di fermarlo altrimenti, lo stendevano con le irregolarità più disparate e brutali. Il padre, dagli spalti, lo incitava a continuare; l'allenatore, dalla panchina ma sei scemo, non stare a sentire tuo padre, vuoi farti ammazzare? Lascia perdere, non ne vale la pena. E lui, schiaffone, cade, si rialza.
L'Imprevedibile Rivoluzionario ricorda docce di ghiaccio e cuori caldi, 90 minuti di schiaffoni e cadute per tutti, un'uscita dal campo con fango nei capelli e nelle mutande, a testa alta.
Sicché alla fine l'Imprevedibile Rivoluzionario (il cui uso della terza persona volge al termine) più che alle sconfitte, è stato addestrato a non arrendersi. Mai. Solo che quando continui a lottare dopo che il risultato è sancito diventa una patologia. Si chiama non accettare la realtà.
L'arbitro fischia. La partita è finita.
Domani smetto.
Da questo punto di vista, l'Imprevedibile Rivoluzionario (che per questo post si toglie lo sfizio di parlare in terza persona) può stare tranquillo: nella vita non ha combinato granché.
Ma la malinconia è sempre in agguato lo stesso. Perché basta che occasionalmente ti capitino dei momenti di rara intensità, ti si schiuda qualche dolce sorpresa, e sei fregato: passi il resto del tempo ad inseguire il picco che è passato, anzi per essere soddisfatto devi superarlo, e il circolo vizioso si autoalimenta, e vuoi sempre di più, sempre di più. Pezzi d'arcobaleno, barche di cartone, tramonti dall'altro lato guardando le ombre, scatole di chewing-gum alla menta con una sorpresa al limone che chi la trova vince un premio, serate a Garessio, bromeliacee e piccole rane.
Per di più, a causa della fatidica fregatura di Poisson (più nota tra i comunardi come esponenziale negativo) tutte le cose belle tenderanno ad accumularsi in un brevissimo (e bellissimo) periodo, ed essere seguite da una lunga latenza-scazzo: una birichina quanto ineluttabile legge della statistica condanna il genere umano alla malinconia ;-).
Ma l'Imprevedibile Rivoluzionario (il quale per il momento continua a parlare di sé in terza persona) non si è voluto privare di una fregatura ulteriore: si è abituato a non arrendersi.
Come ciò si sia verificato, è poco chiaro.
Tra i suoi trascorsi sportivi d'infanzia, l'Imprevedibile Rivoluzionario (al quale la terza persona comincia a stare stretta) non ha memoria di vittorie. In compenso, ricorda con sapore eroico una sconfitta in particolare. Dieci o undici anni. Ultima di campionato. Mezza squadra già in vacanza, gli irriducibili -che già perdevano ignominiosamente in condizioni normali- ridotti in nove contro undici fin dal primo minuto a causa delle assenze. Il campo ridotto ad un acquitrino. Ma si è lì per giocare, non si rinuncia. Una valanga di goal al passivo, non per questo la squadra si chiude per minimizzare il danno, ma continua, imperterrita, ad avanzare, a tentare, a prendersi dei sonori schiaffoni. Cade, si rialza, schiaffone.
Uno dei difensori centrali era tecnicamente il miglior giocatore. Ciclicamente, in un impeto di orgoglio, avanzava palla al piede in solitaria e saltava un paio di avversari. I quali, non paghi del vantaggio imbarazzante, incuranti di caviglie e menischi, non essendo in grado di fermarlo altrimenti, lo stendevano con le irregolarità più disparate e brutali. Il padre, dagli spalti, lo incitava a continuare; l'allenatore, dalla panchina ma sei scemo, non stare a sentire tuo padre, vuoi farti ammazzare? Lascia perdere, non ne vale la pena. E lui, schiaffone, cade, si rialza.
L'Imprevedibile Rivoluzionario ricorda docce di ghiaccio e cuori caldi, 90 minuti di schiaffoni e cadute per tutti, un'uscita dal campo con fango nei capelli e nelle mutande, a testa alta.
Sicché alla fine l'Imprevedibile Rivoluzionario (il cui uso della terza persona volge al termine) più che alle sconfitte, è stato addestrato a non arrendersi. Mai. Solo che quando continui a lottare dopo che il risultato è sancito diventa una patologia. Si chiama non accettare la realtà.
L'arbitro fischia. La partita è finita.
Domani smetto.
venerdì 24 agosto 2007
Diagnosi accurate
Collega in apparente crisi asmatica.
In realtà, apprensione per il micino piccolo piccolissimo trovatello. Portato in clinica veterinaria, ipotermia, acqua nei polmoni.
Telefona la madre. La crisi asmatica aumenta. Poi si scopre che la madre aveva riportato in maniera leggermente distorta la diagnosi... più che acqua nei polmoni, il micino aveva aria nella pancia.
Se qualcuno cercasse di farvi una flebo con un clistere, ora sapreste perché.
In realtà, apprensione per il micino piccolo piccolissimo trovatello. Portato in clinica veterinaria, ipotermia, acqua nei polmoni.
Telefona la madre. La crisi asmatica aumenta. Poi si scopre che la madre aveva riportato in maniera leggermente distorta la diagnosi... più che acqua nei polmoni, il micino aveva aria nella pancia.
Se qualcuno cercasse di farvi una flebo con un clistere, ora sapreste perché.
Boutanade (come diceva il Trap)
lunedì 20 agosto 2007
Nubi di ieri sul nostro domani odierno
Piove.
Riconosco i sintomi.
No, non è F.lli Arnold che apre gli irrigatori del cielo. Quando è agosto e respiri aria di novembre. Quando senti lo stomaco come dopo la cena coi compagni fisici, che sai che è l'ultima volta che si è stati tutti insieme, e non hai mai potuto sopportare il pensiero di un addio.
Quando è autunno troppo presto, e non è solo lo stato di singoletto (che comunque non aiuta) ma la curiosa sensazione che la tua strada non la trovi, la tua strada forse non c'è.
Quando la sonnolenza è psicosomatica, e ti viene voglia di telefonare al capo e metterti in mutua. Anzi no, troppo faticoso: mandare un sms al capo e metterti in mutua. E per uscire di casa, devi aggrapparti a pensieri tipo devo prendere il regalo di nozze per Vale, o, un po' meglio, altrimenti non posso cercare il terzo libro dei Niomi.
Riconosco i sintomi, e so che devi combatterli subito, altrimenti ti trascini apatico per sei mesi (minimo). E non puoi permettertelo (anche perché se no col cavolo, che ti viene voglia di andartene a stare da solo).
Per fortuna, Platinette non è ancora ricomparsa in radio, e Laurantonini mi informa che i sintomi sono quelli della sindrome da rientro... varrà anche per un rientro da un week end con febbriciattola mentre i tuoi amici sono sul Garda?
Sicché, muoversi.
Piano di battaglia: colazione coi colleghi. Due litri di caffé e brioche al cioccolato. Il manifesto dei cosmonisti sospeso appena prima del racconto dei Kurt, in modo da poterlo gustare al meglio. Lavoro, parentesi trascurabile. Spegnere il PC alle 16:40, sfrecciare fuori alle 16:45. Cercare assolutamente -no, pensiamo positivo: trovare- il terzo libro dei Niomi. Se avanza tempo, prendere il regalo di nozze per Vale.
E, stranamente, all'uscita della galleria di Bruere, c'è il sole. Oggi il bunker è un po' meno triste.
Riconosco i sintomi.
No, non è F.lli Arnold che apre gli irrigatori del cielo. Quando è agosto e respiri aria di novembre. Quando senti lo stomaco come dopo la cena coi compagni fisici, che sai che è l'ultima volta che si è stati tutti insieme, e non hai mai potuto sopportare il pensiero di un addio.
Quando è autunno troppo presto, e non è solo lo stato di singoletto (che comunque non aiuta) ma la curiosa sensazione che la tua strada non la trovi, la tua strada forse non c'è.
Quando la sonnolenza è psicosomatica, e ti viene voglia di telefonare al capo e metterti in mutua. Anzi no, troppo faticoso: mandare un sms al capo e metterti in mutua. E per uscire di casa, devi aggrapparti a pensieri tipo devo prendere il regalo di nozze per Vale, o, un po' meglio, altrimenti non posso cercare il terzo libro dei Niomi.
Riconosco i sintomi, e so che devi combatterli subito, altrimenti ti trascini apatico per sei mesi (minimo). E non puoi permettertelo (anche perché se no col cavolo, che ti viene voglia di andartene a stare da solo).
Per fortuna, Platinette non è ancora ricomparsa in radio, e Laurantonini mi informa che i sintomi sono quelli della sindrome da rientro... varrà anche per un rientro da un week end con febbriciattola mentre i tuoi amici sono sul Garda?
Sicché, muoversi.
Piano di battaglia: colazione coi colleghi. Due litri di caffé e brioche al cioccolato. Il manifesto dei cosmonisti sospeso appena prima del racconto dei Kurt, in modo da poterlo gustare al meglio. Lavoro, parentesi trascurabile. Spegnere il PC alle 16:40, sfrecciare fuori alle 16:45. Cercare assolutamente -no, pensiamo positivo: trovare- il terzo libro dei Niomi. Se avanza tempo, prendere il regalo di nozze per Vale.
E, stranamente, all'uscita della galleria di Bruere, c'è il sole. Oggi il bunker è un po' meno triste.
sabato 11 agosto 2007
Chicca
per l’AmichEma, per tutti gli amanti dei gatti, ma soprattutto come suo ricordo
La "mia" prima gatta è stata una trovatella. Era stata abbandonata sul finire dell'estate sul muretto di casa, con un piattino di latte e con la cucciola appena partorita. La cucciola non aveva ancora imparato la prudenza ed uscì allo scoperto nel prato. La mamma rimase nascosta nella siepe per una settimana buona, e non so cosa possa aver provato nel rimanere bloccata dalla paura e intanto vedere la cucciola andarsene.
Fatto sta che io ero piccolo, per i miei (giustamente) troppo piccolo per prendermi io la responsabilità di accudire una gattina. Avevamo già un gatto nel cortile (che mi ricordo avevo visto nascere nel fienile dei nonni), e per la cucciola trovammo una famiglia adottiva.
Alla fine della settimana, una sera, scesi in cantina e -credo senza alcun motivo apparente- entrai nel locale caldaia, che comunicava con l'esterno tramite un finestrotto. Chicca (come l'avremmo poi ribattezzata, con notevole fantasia, dal nome che il veterinario usò con lei, come usava con tutte) era entrata per trovare un riparo.
Cinicamente, direi che lo sfinimento aveva preso il sopravvento sulla paura, e si lasciò avvicinare senza togliermi gli occhi di dosso ma senza tentare un movimento. Ma mi piace pensare che abbia capito che poteva fidarsi, e che aveva trovato un amico.
Io di certo avevo trovato un'amica. La coccolai un po', poi andai a chiamare mia madre. Che prima non ci credeva, poi quando la vide mi disse di stare indietro per non spaventarla, ma io risposi "non scappa", e la presi. Mentre la carezzavo si avvicinò anche mia madre, e ci accorgemmo che aveva l'occhio sinistro semichiuso: si era ferita leggermente, probabilmente con una spiga.
Il giorno dopo la portammo dal veterinario, che la curò in dieci minuti. E Chicca non se ne andò più (ché i miei non ebbero cuore di farmi dire addio a due gatti in dieci giorni, o forse le famiglie adottive di fiducia cominciavano a scarseggiare).
Visse una vita serena, e direi che riuscì a godersela pur vedendone di tutti i colori. Aveva una caldaia su cui scaldarsi d'inverno, pasti caldi garantiti, tre paia di ginocchia su cui accoccolarsi all'occasione, prati, vigne, alberi e cespugli quando aveva voglia di starsene sola o cacciare.
Secondo la ben comprovata teoria che il simile attira il simile, era una testa di cavolo come tutti in famiglia, facilmente irritabile e irascibile, ma ti veniva a cercare quando eri malato, e amava dormire in mezzo ai libri.
Alla fine dell'estate successiva mangiava zampa a zampa con il Micio e con la cagnetta Nebbia, e quando questi se ne andarono e vennero altri gatti e altre cagnette (tutti tassativamente trovatelli) li trattò con schizzinosa condiscendenza. Quando il cane dei vicini si avvicinava al confine, saltava sul muretto e lo faceva scappare, spaventandolo protetta dalla rete. Una volta la trovammo con una coscia aperta, probabilmente aveva pensato di farsi un sonnellino mentre falciavano un prato: camminò per una settimana avvolta in bende come una mummia, perdendo l'equilibrio a causa della fasciatura un passo si e uno pure. Un'altra volta scomparve per una settimana, e ritornò con l'aria di "mbeh, che avete da guardare, sarò libera di farmi un giro?". E tutte le volte che tornavamo dalle ferie, ci veniva incontro per salutarci, e poi metteva il broncio che eravamo stati via.
Se n'è andata qualche anno fa, poco prima di compiere vent'anni; dopo un paio di giorni che mangiava a stento, ha miagolato dalla cuccia in cucina e abbiamo appena fatto in tempo a salutarla, ma c'eravamo tutti. Adesso riposa in un angolino riparato dell'orto, accanto alla siepe sotto cui si era nascosta e sotto un cespuglio di lavanda.
La "mia" prima gatta è stata una trovatella. Era stata abbandonata sul finire dell'estate sul muretto di casa, con un piattino di latte e con la cucciola appena partorita. La cucciola non aveva ancora imparato la prudenza ed uscì allo scoperto nel prato. La mamma rimase nascosta nella siepe per una settimana buona, e non so cosa possa aver provato nel rimanere bloccata dalla paura e intanto vedere la cucciola andarsene.
Fatto sta che io ero piccolo, per i miei (giustamente) troppo piccolo per prendermi io la responsabilità di accudire una gattina. Avevamo già un gatto nel cortile (che mi ricordo avevo visto nascere nel fienile dei nonni), e per la cucciola trovammo una famiglia adottiva.
Alla fine della settimana, una sera, scesi in cantina e -credo senza alcun motivo apparente- entrai nel locale caldaia, che comunicava con l'esterno tramite un finestrotto. Chicca (come l'avremmo poi ribattezzata, con notevole fantasia, dal nome che il veterinario usò con lei, come usava con tutte) era entrata per trovare un riparo.
Cinicamente, direi che lo sfinimento aveva preso il sopravvento sulla paura, e si lasciò avvicinare senza togliermi gli occhi di dosso ma senza tentare un movimento. Ma mi piace pensare che abbia capito che poteva fidarsi, e che aveva trovato un amico.
Io di certo avevo trovato un'amica. La coccolai un po', poi andai a chiamare mia madre. Che prima non ci credeva, poi quando la vide mi disse di stare indietro per non spaventarla, ma io risposi "non scappa", e la presi. Mentre la carezzavo si avvicinò anche mia madre, e ci accorgemmo che aveva l'occhio sinistro semichiuso: si era ferita leggermente, probabilmente con una spiga.
Il giorno dopo la portammo dal veterinario, che la curò in dieci minuti. E Chicca non se ne andò più (ché i miei non ebbero cuore di farmi dire addio a due gatti in dieci giorni, o forse le famiglie adottive di fiducia cominciavano a scarseggiare).
Visse una vita serena, e direi che riuscì a godersela pur vedendone di tutti i colori. Aveva una caldaia su cui scaldarsi d'inverno, pasti caldi garantiti, tre paia di ginocchia su cui accoccolarsi all'occasione, prati, vigne, alberi e cespugli quando aveva voglia di starsene sola o cacciare.
Secondo la ben comprovata teoria che il simile attira il simile, era una testa di cavolo come tutti in famiglia, facilmente irritabile e irascibile, ma ti veniva a cercare quando eri malato, e amava dormire in mezzo ai libri.
Alla fine dell'estate successiva mangiava zampa a zampa con il Micio e con la cagnetta Nebbia, e quando questi se ne andarono e vennero altri gatti e altre cagnette (tutti tassativamente trovatelli) li trattò con schizzinosa condiscendenza. Quando il cane dei vicini si avvicinava al confine, saltava sul muretto e lo faceva scappare, spaventandolo protetta dalla rete. Una volta la trovammo con una coscia aperta, probabilmente aveva pensato di farsi un sonnellino mentre falciavano un prato: camminò per una settimana avvolta in bende come una mummia, perdendo l'equilibrio a causa della fasciatura un passo si e uno pure. Un'altra volta scomparve per una settimana, e ritornò con l'aria di "mbeh, che avete da guardare, sarò libera di farmi un giro?". E tutte le volte che tornavamo dalle ferie, ci veniva incontro per salutarci, e poi metteva il broncio che eravamo stati via.
Se n'è andata qualche anno fa, poco prima di compiere vent'anni; dopo un paio di giorni che mangiava a stento, ha miagolato dalla cuccia in cucina e abbiamo appena fatto in tempo a salutarla, ma c'eravamo tutti. Adesso riposa in un angolino riparato dell'orto, accanto alla siepe sotto cui si era nascosta e sotto un cespuglio di lavanda.
giovedì 9 agosto 2007
mercoledì 8 agosto 2007
So, this is Parma
Bollettino, gitarella a Parma col capo (ma non il capo-capo, solo il capo. Cioè, non così rilassante da non chiederti prima come diavolo farai a liberartene per cena, ma nemmeno troppo formale. Per dire, un tipo che manda un sms al vecchio -che sta lavorando fino all'una di notte per dei test- per sfotterlo che lui invece si sta strafogando di barbera, e che se il vecchio gli risponde ti andasse di traverso replica sei sottotono, mi aspettavo almeno un fottiti).
Partenza ore 6.00, la macchina aziendale alla fine c'è: punto bianca senza nemmeno l'autoradio. Io faccio l'autista.
Il fiume Parma che non sapevo esistesse, e infatti non esiste: ci crescono alberelli secchi e stentati.
La sede dei nostri omologhi di Intesa, che sembra un campus universitario ed è un ex manicomio, e un certo fastidio pensando al nostro bunker, che la recinzione ha gli spuntoni rivolti verso l'interno per impedire le evasioni, e infatti c'è già stato un suicidio.
L'ottimo impatto, che il fornitore è bloccato nel traffico milanese e la riunione ritarda, e intanto una collega festeggia il trasferimento, lambrusco e culatello.
Il rappresentante di nota azienda produttrice di chip, che è agronomo e ha la carta di credito aziendale per le spese di rappresentanza, sicché ottimo pranzo.
La prenotazione per la cena col capo, ché a conti fatti non solo è abbastanza simpatico, ma con lui possiamo spendere 40 euro a testa, mentre da solo me ne potrei giocare solo 25, e ogni uomo ha il suo prezzo. Appuntamento alle otto nella hall, io mi faccio una doccia e un giro.
E Parma che è veramente una città a misura d'uomo, sarà anche agosto, ma passano dieci macchine in due ore, e rallentano se vedono che stai portando a spasso il cane, e tutti a piedi o in bici. E Parma che sarebbe una città a misura d'uomo-maschio-etero, ché tutte le ragazze sono dal carino in su, p'cato che sfreccino in bici, per l'appunto, e sul momento farsi investire non pare una tattica d'abbordaggio molto intelligente. E la Piazza della Pace che è Hogwarts, e il Battistero e il Duomo guardiamoli almeno da fuori, e il palazzo dei Burattini, e bandiere della Pace anche sulle chiese.
E Nick Hornby che promette bene Se passi giorno e notte a badare a un figlio che sta male, spazio per i peccati te ne resta pochissimo, e non avevo fatto niente che valeva la pena di confessare da non so quanto. E poi, di colpo, son passata a peccare così malamente che non potevo neanche parlarne con il prete, perché avrei continuato a far peccato fino all'ora della mia morte, quando avrei commesso il peccato più grave di tutti. (Ma perché è il più grave? Ti ripetono tutta la vita che dopo la morte andrai in un posto meraviglioso. E l'unico gesto che puoi fare per arrivarci un po' prima ti impedisce di andarci... Oh, capisco che è un po' come non voler fare la coda. Ma se qualcuno salta la coda in posta, gli altri borbottano. A volte protestano: «Scusi, sa, c'ero prima io». Non dicono: «Brucerai tra le fiamme dell'inferno per l'eternità». Sarebbe un pochino esagerato).
Il capo con la cartina recuperata nella hall, che potevo pensarci pure io e vedere se c'era qualcosa da visitare, o forse meglio così ;-). Il capo che si scopre finalmente come fa ad abboffarsi sempre e non ingrassare mai, che ha fatto ginnastica per farsi tornare l'appetito; che ti consiglia di cercare un altro lavoro, che lui l'avrebbe già fatto se non avesse famiglia; e che insomma, alla fine si ride.
Il giardino ducale a mezzanotte, che -decisamente deve essere agosto- non ci sono pusher né (quasi) coppiette, e la Peschiera che se anziché solo fossi stato con qualcuno altrettanto pazzo, avrei sgamato la barca e remato con le mani fino all'isolotto con la fontana.
La puntata western North-Star-Trek in cui finalmente anche il capitano-Quantum-Leap si produce in una tamarrata degna di citazione: per evitare che l'indiano-alieno-barista faccia una brutta fine cedendo ad una provocazione razzista nel saloon, gli dice prima di sparare, portami un caffé.
Quindi il pranzo con rappresentante di nota azienda produttrice di chip-bis, parimenti gratis mappiùcaroancora, e un tot di dialoghi surreali. Il milanese di sinistra(?!) che ha cablato wireless il maniero di famiglia e che certo, da questo punto di vista tutta l'alta velocità è una fesseria; il parmigiano che invece non spetta agli enti locali discutere sull'economicità di un'opera, il sottoscritto che la Matematica è una sola, che a parlare sia il governo o un Comune (dice; ma pensa chimelafattodire se venite in Val di Susa, provate il Vino di Ghiaccio); il capo-agnostico che comunioneEliberazione è cattocomunista, gli occhi sgranati, massì, chiedete a CL che ne pensano dell'Opus Dei, quelli si sono di destra; beviamo il Gutturnio che è meglio, vah.
Infine il rientro, col capo che si ferma pure lui col vecchio a lavorare fino all'una, e allora telefona al capo-capo per convincerlo a tornarsene a casa e non avercelo tra i piedi, e io che gli faccio il labiale ma digli di non rompere. E, insomma, alla prossima, magari col Gary.
E con questo, taccio del week end con tanto di paura e sollievo del Capitano e di tutti noi, e della serata con l'altra metà del cervello... tutto tranne Per aprirlo, aspetta un momento:
che bello bello bello ma proprio what immortal hand or eye could shape its fearful simmetry.
Partenza ore 6.00, la macchina aziendale alla fine c'è: punto bianca senza nemmeno l'autoradio. Io faccio l'autista.
Il fiume Parma che non sapevo esistesse, e infatti non esiste: ci crescono alberelli secchi e stentati.
La sede dei nostri omologhi di Intesa, che sembra un campus universitario ed è un ex manicomio, e un certo fastidio pensando al nostro bunker, che la recinzione ha gli spuntoni rivolti verso l'interno per impedire le evasioni, e infatti c'è già stato un suicidio.
L'ottimo impatto, che il fornitore è bloccato nel traffico milanese e la riunione ritarda, e intanto una collega festeggia il trasferimento, lambrusco e culatello.
Il rappresentante di nota azienda produttrice di chip, che è agronomo e ha la carta di credito aziendale per le spese di rappresentanza, sicché ottimo pranzo.
La prenotazione per la cena col capo, ché a conti fatti non solo è abbastanza simpatico, ma con lui possiamo spendere 40 euro a testa, mentre da solo me ne potrei giocare solo 25, e ogni uomo ha il suo prezzo. Appuntamento alle otto nella hall, io mi faccio una doccia e un giro.
E Parma che è veramente una città a misura d'uomo, sarà anche agosto, ma passano dieci macchine in due ore, e rallentano se vedono che stai portando a spasso il cane, e tutti a piedi o in bici. E Parma che sarebbe una città a misura d'uomo-maschio-etero, ché tutte le ragazze sono dal carino in su, p'cato che sfreccino in bici, per l'appunto, e sul momento farsi investire non pare una tattica d'abbordaggio molto intelligente. E la Piazza della Pace che è Hogwarts, e il Battistero e il Duomo guardiamoli almeno da fuori, e il palazzo dei Burattini, e bandiere della Pace anche sulle chiese.
E Nick Hornby che promette bene Se passi giorno e notte a badare a un figlio che sta male, spazio per i peccati te ne resta pochissimo, e non avevo fatto niente che valeva la pena di confessare da non so quanto. E poi, di colpo, son passata a peccare così malamente che non potevo neanche parlarne con il prete, perché avrei continuato a far peccato fino all'ora della mia morte, quando avrei commesso il peccato più grave di tutti. (Ma perché è il più grave? Ti ripetono tutta la vita che dopo la morte andrai in un posto meraviglioso. E l'unico gesto che puoi fare per arrivarci un po' prima ti impedisce di andarci... Oh, capisco che è un po' come non voler fare la coda. Ma se qualcuno salta la coda in posta, gli altri borbottano. A volte protestano: «Scusi, sa, c'ero prima io». Non dicono: «Brucerai tra le fiamme dell'inferno per l'eternità». Sarebbe un pochino esagerato).
Il capo con la cartina recuperata nella hall, che potevo pensarci pure io e vedere se c'era qualcosa da visitare, o forse meglio così ;-). Il capo che si scopre finalmente come fa ad abboffarsi sempre e non ingrassare mai, che ha fatto ginnastica per farsi tornare l'appetito; che ti consiglia di cercare un altro lavoro, che lui l'avrebbe già fatto se non avesse famiglia; e che insomma, alla fine si ride.
Il giardino ducale a mezzanotte, che -decisamente deve essere agosto- non ci sono pusher né (quasi) coppiette, e la Peschiera che se anziché solo fossi stato con qualcuno altrettanto pazzo, avrei sgamato la barca e remato con le mani fino all'isolotto con la fontana.
La puntata western North-Star-Trek in cui finalmente anche il capitano-Quantum-Leap si produce in una tamarrata degna di citazione: per evitare che l'indiano-alieno-barista faccia una brutta fine cedendo ad una provocazione razzista nel saloon, gli dice prima di sparare, portami un caffé.
Quindi il pranzo con rappresentante di nota azienda produttrice di chip-bis, parimenti gratis mappiùcaroancora, e un tot di dialoghi surreali. Il milanese di sinistra(?!) che ha cablato wireless il maniero di famiglia e che certo, da questo punto di vista tutta l'alta velocità è una fesseria; il parmigiano che invece non spetta agli enti locali discutere sull'economicità di un'opera, il sottoscritto che la Matematica è una sola, che a parlare sia il governo o un Comune (dice; ma pensa chimelafattodire se venite in Val di Susa, provate il Vino di Ghiaccio); il capo-agnostico che comunioneEliberazione è cattocomunista, gli occhi sgranati, massì, chiedete a CL che ne pensano dell'Opus Dei, quelli si sono di destra; beviamo il Gutturnio che è meglio, vah.
Infine il rientro, col capo che si ferma pure lui col vecchio a lavorare fino all'una, e allora telefona al capo-capo per convincerlo a tornarsene a casa e non avercelo tra i piedi, e io che gli faccio il labiale ma digli di non rompere. E, insomma, alla prossima, magari col Gary.
E con questo, taccio del week end con tanto di paura e sollievo del Capitano e di tutti noi, e della serata con l'altra metà del cervello... tutto tranne Per aprirlo, aspetta un momento:
che bello bello bello ma proprio what immortal hand or eye could shape its fearful simmetry.
venerdì 3 agosto 2007
Un bancario medio
"Ciao Giorgio, ho chiamato l'altro ieri per prenotare una macchina per andare a Parma lunedì e mi hai detto che era troppo presto..."
"Eh, ma adesso è troppo tardi!"
...
...
e chi se lo aspettava, un bancario con senso dell'humour!
MAGIA NERA
Questo lo so, che è un po' da nerd. E' che era un mese che mi trascinavo 'sto server con il DB scassato. E oggi, senza nemmeno bisogno di fare riti satanici (ché i sacrifici umani li riserviamo al dio del parcheggio, per quando si va nella metropoli), anzi senza nemmeno sapere esattamente come, dalla cabala demoniaca è emersa la soluzione:
lodctr /r:PerfStringBackup.ini
E sfido chiunque a dire che non è esoterico.
(PS. l'immagine non è il tetragrammaton, che son superstizioso... è la soluzione al giochino come fai, con 10 piante di pino a disposizione, a disporle in un campo in modo che ci siano 5 file da 4 piante ciascuna? E con questo, spero di aver seminato abbastanza bestie di satana, riti e voodoo e anzi anche vudù da stimolare le chiavi di ricerca scianistat...)
RIFLESSI PRONTI
Il vecchio: "andiamo in pizzeria?"
Mad Max: "si, ma visto che la pizzeria di fiducia ci fa il forfait due ticket (5.16 l'uno ndr) oppure dieci euro, facciamo che io pago tutto con il bancomat, e voi date i ticket a me, così ci guadagno, su dieci persone... 3 euro".
...
(un'ora di "lavoro", intanto il vecchio passa a raccogliere le ordinazioni e prenota)
...
(un'ora di "lavoro")
...
il giovane: "Ci siamo dimenticati di caricare..."
io: "quindi?! non possiamo sparare?"
"quindi non abbiamo soldi sulla chiavetta della mensa"
"cacchio!"
"ma le tue vaccate le puoi sparare lo stesso"
"..."
"..."
"ma non abbiamo appena prenotato in pizzeria?"
stimola la mente, eh, lavorare in banca, oh se la stimola!
"Eh, ma adesso è troppo tardi!"
...
...
e chi se lo aspettava, un bancario con senso dell'humour!
MAGIA NERA
Questo lo so, che è un po' da nerd. E' che era un mese che mi trascinavo 'sto server con il DB scassato. E oggi, senza nemmeno bisogno di fare riti satanici (ché i sacrifici umani li riserviamo al dio del parcheggio, per quando si va nella metropoli), anzi senza nemmeno sapere esattamente come, dalla cabala demoniaca è emersa la soluzione:
lodctr /r:PerfStringBackup.ini
E sfido chiunque a dire che non è esoterico.
(PS. l'immagine non è il tetragrammaton, che son superstizioso... è la soluzione al giochino come fai, con 10 piante di pino a disposizione, a disporle in un campo in modo che ci siano 5 file da 4 piante ciascuna? E con questo, spero di aver seminato abbastanza bestie di satana, riti e voodoo e anzi anche vudù da stimolare le chiavi di ricerca scianistat...)
RIFLESSI PRONTI
Il vecchio: "andiamo in pizzeria?"
Mad Max: "si, ma visto che la pizzeria di fiducia ci fa il forfait due ticket (5.16 l'uno ndr) oppure dieci euro, facciamo che io pago tutto con il bancomat, e voi date i ticket a me, così ci guadagno, su dieci persone... 3 euro".
...
(un'ora di "lavoro", intanto il vecchio passa a raccogliere le ordinazioni e prenota)
...
(un'ora di "lavoro")
...
il giovane: "Ci siamo dimenticati di caricare..."
io: "quindi?! non possiamo sparare?"
"quindi non abbiamo soldi sulla chiavetta della mensa"
"cacchio!"
"ma le tue vaccate le puoi sparare lo stesso"
"..."
"..."
"ma non abbiamo appena prenotato in pizzeria?"
stimola la mente, eh, lavorare in banca, oh se la stimola!
giovedì 2 agosto 2007
Estro e genialità
Tavolo di mogano, casa del Capitano (ho finalmente trovato un soprannome anche per lui).
Si aspettano i ritardatari per uscire, intanto partita di basket dell'Italia, e per non sapere né leggere né scrivere, giacché giace abbandonata lì a disposizione, apro la Busiarda.
Pagina tremilasettecentoventi (l'attesa si è prolungata per 27 canestri e un'espulsione), l'ultima dichiarazione del nostro ministro delle esternazioni e degli esteri, Gianfranco Fini (ah, non è più lui? mi ero distratto).
Il quale dice, basta con l'uso dell'arabo nelle moschee, che ci impedisce di controllare quello che si dice, che si parli italiano, e se qualcuno è contrario ci dica cos'ha da nascondere.
Stessa pagina, articolo sotto: "Messa in latino".
Ora io mi chiedo... ma chi cura l'impaginazione? Forse che nel giornale degli Agnelli c'è qualche compagno che si è costruito il suo spazio di rivoluzione, ritagliandosi la possibilità di fare questi abbinamenti?
Si aspettano i ritardatari per uscire, intanto partita di basket dell'Italia, e per non sapere né leggere né scrivere, giacché giace abbandonata lì a disposizione, apro la Busiarda.
Pagina tremilasettecentoventi (l'attesa si è prolungata per 27 canestri e un'espulsione), l'ultima dichiarazione del nostro ministro delle esternazioni e degli esteri, Gianfranco Fini (ah, non è più lui? mi ero distratto).
Il quale dice, basta con l'uso dell'arabo nelle moschee, che ci impedisce di controllare quello che si dice, che si parli italiano, e se qualcuno è contrario ci dica cos'ha da nascondere.
Stessa pagina, articolo sotto: "Messa in latino".
Ora io mi chiedo... ma chi cura l'impaginazione? Forse che nel giornale degli Agnelli c'è qualche compagno che si è costruito il suo spazio di rivoluzione, ritagliandosi la possibilità di fare questi abbinamenti?
Black out
Mai una giusta, nella vita.
Oggi, temporale dei peggio, acqua che non solo come Dio che piange ma come un'intero pantheon dopo aver visto Maria DeFilippi. Che uno pensa, che figo che ho l'ombrello... in macchina a 500 metri da qui. E, peggio, che figo che ho dimenticato l'ombrello grande in ufficio per tre settimane, e proprio venerdì l'ho riportato a casa (e lì giace).
E proprio mentre siamo in mensa un botto allucinante, e parte la corrente. Giusto in tempo quando c'era da strisciare il badge per il rimborso pranzo.
Che uno dice, evvai! non si lavora. Bé, ma una banca, mica si ferma per un temporale... e in effetti, per la server farm ci sono i gruppi di continuità. Ma i pc dei poveri impiegati sfigati? Ovviamente, non si può più lavorare, e andiamocene tutti a casa. Ma questo vale per gli sfigati, non per quelli ancora più sfigati a cui l'azienda ha fornito un portatile. Si torna speranzosi a controllare la durata residua della batteria... 17:05.
Oggi, temporale dei peggio, acqua che non solo come Dio che piange ma come un'intero pantheon dopo aver visto Maria DeFilippi. Che uno pensa, che figo che ho l'ombrello... in macchina a 500 metri da qui. E, peggio, che figo che ho dimenticato l'ombrello grande in ufficio per tre settimane, e proprio venerdì l'ho riportato a casa (e lì giace).
E proprio mentre siamo in mensa un botto allucinante, e parte la corrente. Giusto in tempo quando c'era da strisciare il badge per il rimborso pranzo.
Che uno dice, evvai! non si lavora. Bé, ma una banca, mica si ferma per un temporale... e in effetti, per la server farm ci sono i gruppi di continuità. Ma i pc dei poveri impiegati sfigati? Ovviamente, non si può più lavorare, e andiamocene tutti a casa. Ma questo vale per gli sfigati, non per quelli ancora più sfigati a cui l'azienda ha fornito un portatile. Si torna speranzosi a controllare la durata residua della batteria... 17:05.
mercoledì 1 agosto 2007
Havere sempre ragione
Sottotitolo: tesina sul sorriso minimo
Il primo. Dico il primo. Che è finito sul mio blog ad agosto, che ti cercava?
Personaggio storico che a sempre ragione. Ma probabilmente non ha sempre un correttore ortografico.
Ok, amico, sei nel posto giusto. Hai trovato quel che cercavi. Perché senz'acca sono al terzo posto, con l'acca non ci stavo nemmeno un po'. E allora, casomai ricapitassi da queste parti, ti agevolo la ricerca con i primi risultati del googolo:
I Cani hanno sempre ragione
Il cliente ha sempre ragione
Il Papa ha sempre ragione?
Le donne hanno sempre ragione (film del '57)
La Nessi ha sempre ragione (blog della Ema, ggiuro)
Il Cuore ha sempre ragione
Perché le donne vogliono sempre avere ragione??
Non concordo, ma i grafici hanno sempre ragione
Ma a cosa serve avere sempre ragione? (giustissima domanda)
e anche le immagini sono tutte dalla stessa ricerca...
Il primo. Dico il primo. Che è finito sul mio blog ad agosto, che ti cercava?
Personaggio storico che a sempre ragione. Ma probabilmente non ha sempre un correttore ortografico.
Ok, amico, sei nel posto giusto. Hai trovato quel che cercavi. Perché senz'acca sono al terzo posto, con l'acca non ci stavo nemmeno un po'. E allora, casomai ricapitassi da queste parti, ti agevolo la ricerca con i primi risultati del googolo:
I Cani hanno sempre ragione
Il cliente ha sempre ragione
Il Papa ha sempre ragione?
Le donne hanno sempre ragione (film del '57)
La Nessi ha sempre ragione (blog della Ema, ggiuro)
Il Cuore ha sempre ragione
Perché le donne vogliono sempre avere ragione??
Non concordo, ma i grafici hanno sempre ragione
Ma a cosa serve avere sempre ragione? (giustissima domanda)
e anche le immagini sono tutte dalla stessa ricerca...
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